Alessandro Forte, 43 anni, pubblicitario, è in profonda crisi. Ha perso il lavoro, non sta bene, sua moglie lo ha abbandonato portandosi via la figlia, non ha risorse.
Per una ragione indecifrabile si trova a camminare sulla strada che da Gerusalemme va verso il mare. A 7 km, non lontano da Emmaus, gli si fa incontro un uomo con una tunica, coi sandali, che gli dice di essere Gesù.
Alessandro lo prende per un artista di strada, gli risponde che non ha voglia di queste fesserie e poi non ha soldi, lo invita a cercarsi un altro. Ma il Gesù insiste, lo chiama per nome, gli dice di averlo convocato e mostra di sapere molte cose di lui. Alessandro, colpito, e anche impaurito gli dice: «Va bene, tagliamo corto, se sei Dio dimostramelo, fà un miracolo, fammi vedere mia madre morta». Da questa premessa comincia il rapporto fra i due. A 7 km da Gerusalemme, ad ogni incontro, Alessandro ha le sue domande da porre e l’altro le risposte da dare. E sono le domande e risposte che miliardi di persone avrebbero voluto e vorrebbero fare e sentire. Alessandro, di getto, chiede: «Toglimi una curiosità che ho da quando ero alto così: la sacra Sindone, sei tu?». Non si tratta mai di astrazioni o pronunciamenti immani sul destino dell’uomo.
Ogni incontro finisce sempre con la stessa domanda da parte dell’umano: «Chi sei?». Il Gesù indica alcuni personaggi che l’altro ha incrociato nella sua vita, e coi quali si è rapportato. Gente del tutto normale, ma rappresentativa di sentimenti e azioni fondamentali: la generosità, la violenza, la tolleranza, le differenze. E poi i media, così devastanti: Tutte le informazioni e nessuna verità. Si parla anche di noi, cristiani, messi in un angolo, mortificati, in questo momento storico. «Sono tornato anche per questo». Attraverso vicende normali emergono dunque le grandi verità.
Nel frattempo, incontro dopo incontro (ma sono reali o è un delirio dovuto allo stato psicofisico del protagonista?) i due si capiscono sempre meglio, anche i loro linguaggi si assimilano. L’umano spiega cose che l’altro ignorava. Il Gesù è sempre più umano. I due sorridono, c’è ironia, autocritica, in entrambi.
L’ultimo incontro è quello delle grandi rivelazioni. Alessandro – disinvoltamente – domanda: «Naturalmente tu sai quando morirò»; «Certo»; «Me lo diresti?»; «Vorresti saperlo?»; «No».
Il distacco è doloroso, e commovente. Il Gesù dà tre incarichi ad Alessandro, misteriosi. L’ultimo saluto è un abbraccio fisico (non si erano mai toccati). Tornato a casa Alessandro recupera la sua vita, lavoro, famiglia, tutto.
Esegue i tre compiti. Ha nostalgia del suo amico di Gerusalemme, che però non si manifesta più. Alessandro lo cerca, lo evoca. Niente. Che fosse davvero tutto un sogno o, appunto, un delirio? Ma qualcosa accade…
«Il film intende essere un ragionamento sulla condizione dell’uomo occidentale. Le recenti vicende drammatiche sono una chiara metafora del cambiamento, dell’evoluzione di una condizione verso un’ulteriore più profonda e sempre meno decifrabile insicurezza. La storia viene raccontata attraverso la figura di Alessandro Forte, personaggio doloroso, angosciato ma curioso, umano e alla fine ottimista che ha davvero la possibilità di identificare ogni essere umano. Improvvisamente qualcosa di sovrumano, misterioso, miracoloso, irrompe di colpo nella vita di tutti i giorni. Alessandro si ritrova inspiegabilmente sulla strada che da Gerusalemme conduce a Emmaus quando compare di punto in bianco un personaggio che dice di essere Gesù Cristo. […] Il Gesù rappresenta certamente la sua coscienza, ma anche la sua speranza. Alessandro è una sorta di laico-credente, finora ha portato avanti la propria ambiguità e le proprie contraddizioni, peggiorate adesso dal ritrovarsi solo e… con più passato che futuro. Il Gesù forse esiste, forse non esiste. Forse, appunto, è solo l’espressione delle sue paure. Però il Gesù risponde a domande precise con risposte precise e forti, sconcertanti e inedite, accredita certi dubbi e idee dell’umano, ma anche queste risposte potrebbero nascondersi nella memoria non ricordata di Alessandro. Insomma, il grande dubbio è sempre vivo. […] I discorsi e i valori in gioco sono elevatissimi. Ci troviamo di fronte a uno specchio che rivela la nostra essenza dopo duemila anni di storia. Alessandro dopo la purificazione torna a casa e riprende la sua vita, ritrova ciò che aveva perduto. Il film partendo da un presupposto laico attraversa la religione cattolico-cristiana e vuole essere un tentativo di attenzione, una speranza verso un destino che va riconsiderato e ricomposto»
(Claudio Malaponti)