Shaïna racconta l’inchiesta dell'avvocata franco-iraniana Negar Haeri per far luce sul caso di Shaïna, quindicenne assassinata dal suo ragazzo a Creil, cittadina a nord di Parigi. D’intesa con la famiglia di Shaïna, l’avvocata vuole dimostrare che la giovane non è stata né creduta né protetta dalle autorità quando ha sporto denuncia per stupro, due anni prima del suo assassinio. Ciò che ne è conseguito è una devastante spirale di vendetta e di violenza, amplificata dai social media, fino a un punto di non ritorno, in cui Shaïna non ha avuto altra scelta se non accettare il suo ruolo di vittima. Mentre l'indagine ufficiale rivela i suoi troppi lati oscuri, il film ricostruisce dall'inizio la storia di Shaïna, accedendo ai suoi account social ignorati dalla polizia, ascoltando i suoi amici, per ricostruire i due anni che hanno portato la giovane e la sua famiglia a un terribile epilogo che nessuno ha voluto impedire, quando c’era ancora tempo per farlo.

Da qualche parte, nel profondo del nostro subconscio collettivo, lo stupro è sempre colpa della vittima. È quello che indossava quel giorno o il modo in cui ha detto «no»; sono i suoi genitori che le hanno dato troppa libertà; o, ancora, il modo in cui testimonierà, senza piangere abbastanza. Siamo incapaci di accettare il fatto che la vittima di uno stupro possa essere una vittima come tutte le altre, una vittima e basta. E così, le vittime di stupro sono costrette ad affrontare non solo le conseguenze della violenza, ma anche il senso di colpa e la vergogna. Questa situazione va avanti da secoli e continua ancora oggi. Cosa ci spinge, come società, a voltare le spalle a queste vittime? Osservando la storia di Shaïna e i due anni della sua vita tra lo stupro e la sua morte, attraverso l'indagine e la lotta condotta dall’avvocata Negar Haeri, vorrei che il film proponesse un'immersione umana e non giudicante nei meccanismi che ci impediscono di ascoltare le vittime di stupro, per riuscire finalmente, come società, ad apportare loro la giustizia e il sostegno di cui hanno bisogno.

Regia
Tamara Erde
Soggetto
Tamara Erde
Sceneggiatura
Tamara Erde
Fotografia
Damien Dufresne
Montaggio
Caroline Detournay
Musica originale
Pietro Antoniotti
Altri credits

Cindy Juglair (assistente di produzione); Selene Silvestri (amministratrice di produzione); Carlo Backschmidt (consulenza giudiziaria); Jérôme Mouscadet - Dada! Animation (animatore 3D)

Direttore di produzione
Giovanni Zaninotto
Produttore
Christian Popp, Enrica Capra
Produzione
Tag Film, GraffitiDoc
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund - produzione giugno 2024
Ultimo aggiornamento: 20 Settembre 2024