Mattia, giovane promessa del basket, sogna di giocare la finale del campionato davanti al padre, sempre più distante e chiuso nel lavoro. Di fronte all’ennesima assenza annunciata, Mattia decide che farà di tutto per permettergli di vederlo giocare.
L’idea alla base di questo film nasce da una riflessione profonda sui sogni e sulle relazioni familiari durante l’adolescenza, un’età in cui il futuro sembra un campo aperto di possibilità e ogni sogno appare a portata di mano. Mattia, 19 anni, giovane promessa del basket, incarna questa età fatta di speranze e ambizioni. Il suo sogno è semplice e potente: giocare la finale del campionato con il padre sugli spalti, ricevere quel sostegno silenzioso che può dare senso a ogni fatica e sacrificio.
Ma la storia si tinge di una realtà più dura: un lutto recente ha scosso la famiglia, e il padre si è rifugiato nella quotidianità del lavoro, come se non ci fosse più spazio per i sogni o le illusioni, allontanandosi anche da Mattia. È una distanza che pesa e che diventa il vero ostacolo da superare. Non è solo una narrazione sportiva, ma un viaggio emotivo che esplora il rapporto fragile e complesso tra padre e figlio, segnato dalla sofferenza, dal silenzio e dall’incomprensione.
Attraverso la partita più importante della vita di Mattia emerge la forza di chi, nonostante assenze e silenzi, rifiuta di arrendersi. Un ragazzo determinato a riconquistare uno sguardo e a ricucire un legame spezzato, a dimostrazione che i sogni, anche quando sembrano perduti, restano sempre vivi. Un omaggio a chi lotta per la speranza e un invito a guardare oltre le ferite della vita, riscoprendo quei legami familiari che, pur messi alla prova, non smettono mai di esistere e che a volte hanno semplicemente bisogno di una spinta per rinascere.