Domenica sera. Alex è un ultras, la sua squadra ha appena perso una partita e lui torna verso casa con la testa vuota. Vive con la nonna in assenza dei genitori e vende pastiglie di Rivotril per tirare su qualche soldo. È una serata che non decolla, Alex scende nel seminterrato del palazzo, in una cantina dove si trovano diversi ragazzi. È in corso una battle rap. Nemy è una ragazza dalle rime ricercate che balla sicura e sinuosa. Si accorge di Alex e cerca la sua intesa. Insieme attraversano la notte a bordo di un’auto rubata. Due solitudini che si riconoscono. I loro corpi si sfiorano in quello che sembra l’inizio di una storia.
Domenica sera è un racconto di solitudine e fragilità affettiva ambientato in una periferia di una grande città, Torino, tra il carcere e lo stadio di calcio. Si tratta di un racconto breve, di poche ore, della vita di due ragazzi: Alex, sedicenne, suo malgrado cresciuto troppo in fretta, emotivamente fragile ed immaturo; Nemy, ragazza che sa coniugare la spensieratezza e i sogni dell’adolescenza ad una grande consapevolezza di sé e dei limiti che non vuole varcare. Entriamo con trasporto e vicinanza nella vita di Alex. Una vita vissuta ai margini della legalità, tra lo spaccio di psicofarmaci e le gradinate della curva, per poi addentrarci nel mondo di Nemy. Un mondo di artisti underground che trasformano le cantine in palcoscenici. Una scena torinese, tra rap e hip hop, molto florida e variopinta. I due ragazzi si sfiorano in un flirt che potrebbe portare all’amore. Ma l’irruenza di Alex distrugge in anticipo ciò che sarebbe potuto essere.