Una casa borghese nel quartiere Nomentano di Roma, divani e tavoli di un certo pregio sono occupati da un gruppo variegato di persone. Hanno tra i 18 e i 70 anni. Sono gay, bisex e non binary. Questo luogo ha significato uno spazio sicuro dove potersi ritrovare per dialogare. Sono conversazioni che spaziano su più temi: dalla prima volta in cui si è capito di essere gay, alle difficoltà riscontrate in famiglia. Grazie a questi incontri è nata un’amicizia che ora richiede uno sforzo in più: aiutarsi gli uni con gli altri per costruire insieme una casa a Roma dove poter invecchiare serenamente. Il “Queerinale” non è un ospizio ma un luogo protetto che darà accoglienza a tutte quelle persone che per motivi sociali o famigliari, si sentono sole o non accolte nel mondo: anziani gay, donne lesbiche, persone trans e giovani queer. Il documentario intende seguire questo gruppo variegato nella realizzazione del loro sogno.
Chi si prenderà cura di me? Chi baderà a me quando forse sarò solo, senza una famiglia a sostenermi e una rete sociale a tutelarmi? Sono domande che mi tormentano da un po’ di tempo e che mi risvegliano una paura primordiale: la paura della solitudine. Nel 2020, ho conosciuto un gruppo di persone che sta cercando di rispondere alle mie stesse domande. Hanno 70 anni, vivono a Roma e sono omosessuali. Come me. Loro hanno un sogno: costruire una casa dove vivere tutti insieme senza sentirsi discriminati, il Queerinale. Il viaggio che ora vorrei fare con loro è quello di aprirci a un confronto generazionale. In quest’ultimo anno, infatti, abbiamo avuto modo di conoscere un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 18 e 22 anni: sono gay, trans e bisessuali. Il progetto della casa è un’occasione anche per i giovani di ragionare sul proprio futuro. Queerinale è il viaggio alla ricerca di una casa comune, tra persone anagraficamente lontane, che qui hanno la possibilità di incontrarsi.