Ci addentriamo nei segreti di violenza, morti misteriose e schiavitù della setta criminosa guidata da Gabriel Basmagi, detto il Papy, un oscuro santone proveniente da Aleppo che costruì la Missione Sant’Antonio Abate in Veneto negli anni Novanta. Oltre il cancello di un casale di campagna, Basmagi prima seduceva e poi abusava delle vittime. Una giovane donna, Alice, ritorna dopo vent’anni nel casale in rovina in cui visse con la setta. Varcato il cancello, il buco profondo della memoria la inghiotte e i fantasmi del passato prendono vita. Le parole del suo diario rievocano l’esperienza da incubo vissuta poco più che adolescente. Dalle testimonianze delle vittime, di una avvocata, di un poliziotto e di un criminologo che parteciparono al processo contro il santone, prende forma la trama di orrore nascosta a pochi metri dalle case serene di ignari cittadini del nord Italia operoso. Ma cosa accade quando si apre il cancello che imprigiona in una relazione tossica?
La storia si basa sul vero diario di una delle adepte, testimonianze alla polizia, deposizioni processuali e intercettazioni ambientali della setta guidata dal santone Basmagi. La protagonista e la madre sono interpretate da attrici per proteggere la privacy delle vittime da ripercussioni ad opera di cellule ancora attive della setta. L'attrice Maria Roveran (che nella vita ha vissuto in una comunità religiosa) dà voce e corpo ad Alice (citazione che rimanda al classico di Lewis Carroll) precipitata nel buco della sua memoria traumatizzata. Gli spazi del casale in cui si aggira disegnano la topografia visuale del suo inconscio, dove incontra i fantasmi del passato. Fino alla stanza centrale in cui giganteggia Basmagi, il mago della relazione tossica per eccellenza. Repertori fotografici, documentali, filmati in vhs e archivi familiari costituiscono la “memory box" di Alice, un dispositivo visivo e drammaturgico. Interventi in animazione (cfr. l’artista Donato Sansone) disegnano l'universo emotivo di Alice nella sua meravigliosa mostruosità, sovrapposto al mondo oltre il cancello. Il formato di ripresa in 4:3 richiama i monitor televisivi degli anni ’90, medium dell’immaginario della nostra storia. Mentre Alice ricostruisce il passato, acquisisce consapevolezza sulla natura del mostro: è fuori di sé (chiuso nel buio oltre il cancello) o è un buco nero dentro di lei, dentro ognuno di noi?