7 settembre 1908, l’estate si fa ancora sentire e in un’aula afosa del Politecnico di Torino una commissione di laurea si trova in difficoltà nel deliberare. Il problema non risiede nella valutazione dell’esame, ma in quale titolo professionale attribuire a Emma Strada, la giovanecandidata che attende fuori. “Meglio Ingegnere o Ingegneressa?” si domandano i membri. Dopo un’estenuante attesa, opteranno per rispettare la formula al maschile. Oggi, a distanza di 114 anni, sappiamo quale sostantivo usare: Emma Strada è la prima ingegnera d’Italia, mentre Ada Bursi la prima architetta a iscriversi all’albo in Piemonte. Sono loro le protagoniste, due pioniere nel campo della progettazione al femminile, due donne che hanno lavorato a Torino e che hanno sfidato la società esercitando, con professionalità e coraggio, in ambiti esclusivamente maschili. Emma Strada, classe 1884, lavora nello studio del padre progettando acquedotti, ferrovie e strade in tutta Italia. Ada Bursi nasce nel 1906 a Verona, ma si trasferisce ancora adolescente a Torino. Di formazione artistica si laureerà in architettura nel 1938 e per 35 anni lavorerà presso l’ufficio tecnico del comune, contribuendo alla ricostruzione della città nel dopoguerra e mettendo al servizio della comunità le sue capacità e la sua sensibilità artistica.
Come autrici, nei nostri percorsi lavorativi degli ultimi anni abbiamo incrociato sempre più spesso storie di donne talentuose e forti che hanno sfidato la società per affermare le loro scelte, le loro idee e le loro capacità. Tuttavia a causa degli archivi assenti le ricerche per approfondire i personaggi si rivelavano puntualmente complesse e, a causa della scarsità del materiale reperito, sono state spesso abbandonate. Ritrovare l’archivio professionale di Ada Bursi è stato dunque di vitale importanza per questo progetto. Partendo dagli elaborati tecnici e dagli appunti di cantiere, sentivamo che le fondamenta del lavoro erano più solide e che sarebbe stato più semplice costruire il nostro racconto. Se i disegni della Bursi ci hanno rassicurate, Emma Strada ci ha affascinate per la forza del suo personaggio che traspare anche dalle foto d’epoca che la ritraggono. Crediamo sia importante ricostruire le biografie di queste due donne che sono riuscite a vivere due esistenze uniche e, soprattutto, libere da convenzioni e pressioni sociali.