Mafia, dolore, fuga, abbandono, esilio, potere, morte ed amore cieco. Per tutta la sua vita Giorgio, filmmaker milanese, si è sempre chiesto come fosse andata davvero la vicenda che in modo così radicale ha sconvolto la sua esistenza; quanto fossero coinvolti i suoi genitori nel clan familiare che sosteneva l’ascesa di zio Mimmo, giovane ras di Messina negli anni ’80; chi abbia ucciso suo zio e perché.
Oggi quarantenne, Giorgio ripercorre grazie al filtro del cinema la storia delle sue origini, per affrontare, insieme ai suoi genitori, e ai parenti ancora residenti in Sicilia, la vera storia di zio Mimmo, delle scelte e delle responsabilità di allora.
Sono cresciuto a cavallo tra gli anni '70 e '80 a Messina. La mia infanzia avventurosa si è svolta all’insegna di retate della polizia e fughe notturne per l'Italia. Finché, in un bel giorno di sole, mio zio Mimmo, il boss, è stato assassinato.
Oggi, per vivere appieno la mia vita, ho bisogno di scavare nel mio passato e di affrontare i miei genitori, i miei incubi, i miei fantasmi. Sto per costruire la mia famiglia e le domande sul potere dei legami di sangue e sulla solidarietà su cui si fonda un clan sono diventate urgenti. Devo scoprire la verità. Sapere quanto i miei genitori sono stati realmente coinvolti. Quali erano davvero gli “affari” di mio zio. Chi lo ha ucciso e perché.
Ma ho anche bisogno di comprendere in quale Paese vivo. Questa storia non è soltanto la mia e le risposte che cerco non riguardano solo me. Poiché anche se gli uomini che hanno costruito questo impero transnazionale del crimine sono morti, il loro progetto è vivo e continua ad inquinare le nostre società.