In Italia, specialmente nell’industrializzato Nord che anni fa distribuiva lavoro, certezza e benessere, oggi lo scenario è cambiato drasticamente. L’industria è in crisi da diverso tempo e gli stabilimenti che chiudono sono all’ordine del giorno.
Due dipendenti di una piccola fabbrica alla chiusura, esasperati, si arrampicano sulla torretta pericolante e minacciano di buttarsi giù, nel tentativo, poco probabile, di trovare una soluzione richiamando l’attenzione dei media. Le cose non vanno come speravano, forse due uomini appesi a una torre traballante non fanno più notizia. Dopo la partecipazione iniziale, vengono lasciati soli persino dai loro compagni. Le mentalità dei due, i caratteri , le idee politiche e le visioni del mondo sono completamente differenti, ma ora, lì in alto, si chiedono entrambi: “come siamo finiti così?”
Nell’arco di una notte, nell’attesa, sempre più vana, che arrivi qualche giornalista, ripercorrono i ricordi degli ultimi trent’anni della vita del paese, anni di occasioni sprecate, di speranze tradite, di ribaltoni inconcepibili. Li percorriamo con loro attraverso il materiale d’archivio, montato in maniera emozionante e a tratti poetica, a partire dall’episodio forse più emblematico: l’assassinio di Aldo Moro, uno dei maggiori esponenti della vita politica italiana negli anni Settanta, che dà inizio al racconto storico. Da quella morte si ruppe un equilibrio, e prese il via una catena serrata di eventi. Alcuni di questi eventi molti già li conoscono, ma diversi altri, determinanti per la vita del paese e di chi lo abita, si svolsero all’oscuro o quantomeno sotto il silenzio dei media. Li portiamo alla luce, mettendo in risalto tutte le note stonate in ciò che per degli anni ci è stato presentato come una sinfonia. Ricorderemo i rapporti industria-stato-mafia-finanza; il lavoro, spesso ostacolato e martoriato, dei magistrati; le leggi sulla televisione che per anni non ci sono state; le stragi che spesso hanno fatto fatica a trovare un colpevole; la crudeltà dei giochi di potere e delle manovre politiche, a beneficio di pochi, che hanno condizionato la vita dell’intero paese.
Come contraltare di questa danza perversa di grandi eventi, quasi a rimarcarne l’assurdità, rimane il semplice buon senso di due uomini senza alcun potere, appesi in cima ad una torre, che aspettano che qualcuno si ricordi di loro.

Nel raccogliere 30 anni di fatti della storia del Paese, Deaglio si è posto la stessa domanda che i due personaggi protagonisti si pongono all’inizio del film: “come siamo finiti così?”. Da qui nasce l’idea iniziale di Patria; ma raccontare i fatti di un arco di tempo così lungo (e al tempo stesso necessario) è decisamente inconsueto e di certo arduo. Cogliendo la sfida, la strada che abbiamo tracciato prevede di mescolare insieme una storia di finzione con il materiale d’archivio, due elementi che di solito per varie ragioni si tende a tenere ben separati. Si tratta di una scelta del tutto sperimentale, ne siamo consapevoli, che affida alla storia di finzione la creazione di una forte corrente emotiva in cui le immagini salienti della nostra memoria si fondono in un racconto unico.
Patria non è quindi docu-fiction in senso classico, ma un film fortemente basato sui sentimenti creati con l’interazione tra racconto presente e materiale di repertorio. A questo proposito si può citare per riferimento la parte iniziale di “Hiroshima mon amour” di Alain Resnais, dove un drammatico repertorio storico è intercalato alle scene molto intense di due amanti, che svolgono il racconto di ciò che accadde.
Il contenuto emotivo del film è quindi molto legato a chi lo racconta, alla ricerca del senso epico del racconto, del suo andamento omerico, dove ogni causa ha il suo effetto, ogni colpa la sua espiazione.
Il piano della memoria è costruito invece col materiale di repertorio, che come sappiamo può essere arido oppure vivere: quando ciò accade, è attraverso le emozioni. Esse prima di tutto sono affidate al montaggio, nel senso primario dell’essenza filmica. Un montaggio che lasci spazio alla libera evocazione di un complesso di sentimenti contrastanti, tra la malinconia e la rabbia, l’orgoglio e l’attesa di un cambiamento.
Il racconto è composto inoltre da alcuni frammenti di ricostruzione di alcuni fatti significativi di cui non esiste repertorio. A volte avvenimenti da prima pagina, ma anche echi della memoria oggi illuminanti, in grado di evocare le emozioni del romanzo di vita, morte e speranza; colpa, punizione e perdono; ombra e luce che vogliamo raccontare.
Per favorire sia la sintesi che la realizzabilità, per questi brevi interventi sarà fatto uso di tecnologia digitale, per il compositing di sequenze realizzate con attori in bluescreen con elementi scenografici.

Regia
Felice Farina
Soggetto
tratto dal libro di Enrico Deaglio “Patria”
Sceneggiatura
Beba Slijepcevich, Luca D'Ascanio, Felice Farina, Dino Giarrusso
Fotografia
Roberto Cimatti
Montaggio
Esmeralda Calabria
Scenografia
Nino Formica
Costumi
Antonella Balsamo (Costumista). Francesco Bureca (Assistente costumista).
Musica originale
Valerio Camporini Faggioni
Suono
Maricetta Lombardo (Fonico); Davide D’Onofrio (Microfonista)
Operatore
Roberto Cimatti (I operatore); Felice Farina (II operatore); Luca Nervegna (Data manager).
Truccatori e parrucchieri
Sara Trapletti
Aiuto regia
Vincenzo Travino
Segretario di edizione
Altri credits
Giuseppe Ragazzini (Interventi grafici). Barbara Doniselli (Coordinatore di Produzione); Cristiano Ciccotti (2Assistente di Produzione Roma). Lello Roppolo (Capo Squadra Elettricisti Torino); Luciano Mastropietro (Capo Squadra Elettricisti Roma). Enzo Pontil (Capo Squadra Macchinisti Torino); Andrea Testa (Capo Squadra Macchinisti Roma)
Interpreti
Roberto Citran (Giorgio), Francesco Pannofino (Salvo), Carlo Giuseppe Gabardini (Luca).
Direttore di produzione
Emanuele Faticoni
Produzione esecutiva
Eduardo Rumolo
Co-produttore
in associazione con Magda Film srl (Roma)
Produzione
Nina Film srl (Roma)
Con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e con il contributo del MiBACT - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Generale per il Cinema.
Distribuzione
Istituto Luce Cinecittà [IT]
Assistente scenografo
Francesco Chiacchio
Vendite internazionali
Istituto Luce Cinecittà [IT]
Premi e festival

Cinema Italian Style 2014: CIS Doc
La Biennale di Venezia 2014: 11° edizione Giornate degli Autori - Venice Days, Selezione Ufficiale

uscita nelle sale cinematografiche: giovedì 26 febbraio 2015

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo 2015