Adriano ha solo undici anni quando entra per la prima volta nell’azienda di famiglia. Alla morte del padre, dopo la Seconda Guerra Mondiale diventa il leader della Olivetti. La sua guida innovativa e ispirata destabilizza operai e sindacalisti, soci e imprenditori avversari. L’andamento degli affari è più che positivo.
La Lettera 22 diventa un simbolo dell’Italia nel mondo ed è esposta al MoMA di New York. I contrasti in famiglia crescono fino a che viene costretto a lasciare la guida dell’azienda al fratello minore. Fuori dalla fabbrica Adriano si dedica alla costituzione delle comunità, piccoli centri rurali di solidarietà e produzione etica.
La scomparsa prematura del fratello lo costringe a riprendere le redini dell’azienda. Con Grazia al suo fianco, la giovanissima moglie, Adriano affronta il tradimento di Mauro, l’amico di sempre. Contro ogni parere, Adriano apre una fabbrica a Pozzuoli, nel sud depresso e bisognoso di lavoro. Ma l’odio dei nemici cresce, e l’Olivetti conosce momenti di difficoltà.
Mentre l’innovativo progetto del primo calcolatore è già molto avanti, Adriano tratta l’acquisto dell’Underwood, società americana leader nel mercato delle macchine da scrivere. L’affare è già siglato quando si scopre trattarsi di una trappola. Ma improvvisamente Adriano muore, non riuscendo ad assistere alle fasi di ripresa della sua azienda e alla crescita della piccola amatissima Laura, la figlia nata dopo il matrimonio con Grazia.
Un grande regista svedese aveva detto: "Il narrare sottrae tempo alla morte e ci pone in contatto con l'eternità" Adriano Olivetti ha 'narrato' una meravigliosa storia nel nostro paese, ha sognato di costruire una città diversa da quella di oggi, una città che fosse quella dell' uomo, dove l'uomo avrebbe dovuto essere il centro di tutto.
È una storia fatta di colori caldi, come i sentimenti che trascinavano e guidavano Adriano in tutto ciò che faceva o inventava.
Avevo timore nel raccontare una storia molto diversa dalle mie corde di regista definito di genere, ma dal momento che Adriano Olivetti era mio nonno, il papà di mia madre, mi sono offerto di dirigere questa storia e voglio ringraziare tutti coloro mi hanno dato questa opportunità.
Mio padre Giorgio Soavi, scrittore, aveva lavorato per più di trent'anni in Olivetti e in numerosi suoi racconti aveva fatto vari ritratti di Adriano. Adriano era un paesaggista. Amava vagare a piedi o in macchina alla ricerca di posti, vallate magiche cariche di spiritualità, erano i luoghi delle intuizioni e delle ispirazioni, luoghi di grande bellezza. Ecco da dove partivano le sue invenzioni. Era la bellezza che aiutava gli uomini ad essere felici.
Un campanile sperduto al centro di una meravigliosa vallata incorniciata dalle montagne con la neve... Avevo immaginato che in un posto così Adriano avrebbe potuto stendersi a riflettere e a pensare... quella torre poteva essere una sorta di antenna che lo metteva in contatto con il cielo. Ricevere un raggio di luce in un irripetibile momento oppure essere accarezzati dal tiepido phon Adriano era tante e tante cose ancora.
Avevo tre anni e mezzo quando è mancato. Mi ricordo il suo sorriso quando lo svegliai bruscamente dal pisolino pomeridiano sulla sua poltrona preferita del salotto, causa il frastuono dei birilli di legno che mi aveva regalato lui stesso quella mattina. Ho cercato di fare il ritratto di una persona illuminata ma semplice. Per molti indecifrabile, che aveva sognato di migliorare il nostro paese. In casa si parlava quasi sempre della bellezza e che a volte è scomoda e si finiva sempre a dire che tutto ciò che è comodo è stupido! È vero che libertà e bellezza ci aiutano ad essere felici.
Michele Soavi
Soggetto
Franco Bernini con Silvia Napolitano
Sceneggiatura
Franco Bernini, Silvia Napolitano
Fotografia
Stefano Ricciotti
Musica originale
Paolo Vivaldi
Aiuto regia
Giuseppe Curti
Interpreti
Luca Zingaretti (Adriano Olivetti), Stefania Rocca (Karen Bates), Massimo Poggio (Mauro Barale, amico di Adriano), Francesca Cavallin (Paola Levi), Elena Radonicich (Grazia), Domenico Diele (Libero), Antonella Bavaro (Silvia), Bruno Armando (Alessio), Roberto Accornero (Enrico Fermi), Vincenzo Alfieri (Gino), Yoon C. Joyce (Mario Tchou), Giulio Cristini (Roberto), Serena Rossi (Teresa), Francesco Pannofino (Dalmasso)
Organizzatore generale
Antonio Schiano
Produzione esecutiva
Claudio Gaeta
Produttore
Luca Barbareschi.Saverio D'Ercole, Gladis Di Pietro (Produttori creativi); Marta Aceto, Walter Ingrassia (Produttori Rai)
Co-produttore
Marta Aceto e Walter Ingrassia per Rai Fiction e Casanova Multimedia
Produzione
Casanova Multimedia (Roma)
Con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte
Distribuzione
01 Distribution
Collaborazione alla sceneggiatura
Michele Soavi
Premi e festival
In onda su Raiuno, lunedì 28 e martedì 29 ottobre 2013
In vendita dal: 21/11/2013