1969. Pantacalò è un piccolo paese nella Calabria, uno dei tanti del Sud dove il boom proprio non è passato, neanche vicino. Qui vive NUNZIA, una bella ragazza che il padre MARINO ha cresciuto in modo diverso, con la mente ‘aperta’ e tanta voglia di vivere. E’ innamorata di UCCIO, bracciante dai polmoni fragili, nonostante le chiacchiere malevole del paese i due si sposano e danno alla luce tre figli: LUCIA, GIACOMO e GIUSEPPE.
Ed è Giuseppe a raccontare la storia della sua famiglia, una storia fatta emigrazione, di fabbrica e di una difficile integrazione. Uccio non può continuare a lavorare la terra la tossa asmatica lo sfinisce ma il destino dei sui figli è tutto nelle sue braccia. La sera al Bar alcuni compaesani sono tornati da dal Nord dove dicono di aver fatto i soldi e vivono in case lucide. Così Uccio prende la sua decisione: è Torino la città prescelta per cominciare una nuova vita, Nunzia lo incoraggia, lo raggiungerà con i bambini appena si sarà sistemato. Ma la vita da sola a Pantacalò peggiora, tutto il paese gli è ostile, la suocera ROSA le rimprovera di aver lasciato andare il figlio e suo padre Marino muore di infarto. A Nunzia non rimane che partire con i figli verso Uccio, verso Torino.
Ad attenderla però c’è la nebbia, che non è solo quella del Po, è anche quella dei lacrimogeni sparati dalla polizia sui cortei degli operai. Uccio ha trovato una stanza in periferia, una stanza che divide con un'altra famiglia di emigranti, il collega SALVO con la moglie ROSARIA e la figlia TINA.
Ma Nunzia non perde il sorriso: segna i figli a scuola e si mette a cercare una casa solo per loro.
Uccio dopo l’arrivo della famiglia è più remissivo nei confronti della fabbrica e subisce l’esclusione dei colleghi che invece vogliono dare battaglia. A difenderlo c’è solo BORTOLO il caposquadra che lo incoraggia ad essere responsabile e a lavorare per i propri figli.
Nunzia impegna oggetti di famiglia e riesce a trovare una casa tutta loro. Nunzia quando può aiuta tutti, soprattutto Tina coprendole le uscite con il fidanzatino. Ma una sera la ragazza viene violentata dal proprietario di una ferramenta. Salvo dà tutta la colpa a Nunzia e al suo atteggiamento ‘aperto’ che ha corrotto la figlia. Il processo è feroce: Tina passa per provocatrice e istigatrice e la testimonianza accorata di Nunzia non serve a nulla. Tutto il quartiere le è contro e devono cambiare ancora casa.
Ma il colpo più duro il destino lo deve ancora infierire: Uccio salva un collega sul lavoro, ma rimane vittima di una pressa difettosa. Nunzia potrebbe intentare una causa di lavoro, ma l’azienda le offre il posto di lavoro del marito e un posto sicuro per uno dei figli quando sarà maggiorenne. Nunzia vorrebbe esplodere dalla rabbia, ma alla fine sceglie per il futuro che attende lei e i ragazzi.
1980. Giacomo, Giuseppe e Lucia sono diventati grandi e Giacomo compie 18 anni. E’ il momento di entrare in fabbrica come ragioniere, è l’orgoglio di sua madre.
Giuseppe invece ha il carattere della madre ed una spiccata dote per la scrittura ma per il resto è un disastro. Le cattive compagnie lo crescono come un ragazzo di strada, dove il ‘fare’ conta più del ‘pensare’. La piccola famiglia di Pantacalò ora si deve scontrare con i problemi di una nuova Italia: ai soliti pregiudizi si aggiungono droga e violenza. Giacomo è un quadro, uno che pensa all’azienda come a un bene collettivo mentre suo fratello Giuseppe aiutato da un vecchio giornalista incomincia a scrivere articoli di denuncia. Le loro sono visioni lontane, punti di vista differenti che si incontrano e si scontrano sotto lo stesso tetto. Lucia invece sarà preda delle sirene della moda, del mondo luccicante e lussuoso della ‘Torino Bene’. Ma alla fine i valori seminati da Nunzia germogliano in tutti loro e li rendono uomini e donne dalla schiena dritta, come quella dei tanti italiani a cui assomigliano e di cui dividono un passato comune.
A tenere le fila della sua famiglia c’è una donna sola, una donna dal sorriso e dal cuore grande, il cuore di una madre.