Sergio, nato e cresciuto in un quartiere operaio della periferia di Torino, vive una vita senza futuro. Sogna la fuga, sogna di essere altrove. Trovatosi di colpo senza soldi e senza casa, Sergio scopre un altro mondo a pochi chilometri da dove è sempre vissuto: in centro città, nel vivacissimo ghetto degli immigrati del terzo mondo: San Salvario. Qui per guadagnare un po’ di soldi si mette in società con una ex prostituta nigeriana, Judy, un rapper senegalese, Badu e un giovanissimo marocchino appena arrivato in Italia, Ralmi. Insieme producono videocassette che sono false trasmissioni di una televisione che non esiste: The Black Soul Channel. Protagonisti delle trasmissioni, che risultano essere nei fatti delle micidiali e divertentissime parodie della nostra televisione (l’elezione di Miss Nigeria in Italy, gli speciali sulla moda di “Black Glamour”, videoclip musicali di “maroc’n’roll”, ecc.), sono gli stessi immigrati della città, che poi comprano a tutto spiano le cassette per inviarle nei paesi di origine e raccontare un successo inesistente, il loro sogno, ben lontano dalla vita quotidiana che possono trovare in una metropoli europea. Le cassette riscuotono subito un grande successo, ma tra i quattro soci esplodono i problemi. Sergio si innamora di Judy, ma scopre con orrore che obbliga la sorella Jennifer a prostituirsi. Dopo un aspro litigio Sergio la lascia. Jennifer a sua volta cerca di liberarsi di lei, ma lo scontro fra le due donne termina con l’omicidio di Judy. Ralmi, combattuto fino alla fine tra il desiderio di vivere onestamente, come prescritto dalla religione musulmana, e il voler guadagnare soldi in fretta, viene arrestato per spaccio di droga e minacciato di estradizione. Badu, abbandonando Sergio nel momento del bisogno, acquista con un colpo di mano l’identità politica di rappresentante della comunità senegalese, diventando così la piccola star immigrata di una televisione vera. Sergio resterà nel quartiere dove ha conosciuto l’amore e sfiorato la morte. Non è più italiano né africano, ma un inedito misto delle due cose. Dopo il momento di gloria ottenuto grazie alle videocassette, si accontenta di fare il commesso in un colorato negozio di abiti africani. Ossessionato dal fuggire, alla fine è l’unico a restare perché finalmente ha trovato se stesso e il suo nuovo mondo.
«Perché la cosa che mi ha colpito di più, di questa gente, è la voglia di divertirsi, di sopravvivere e di ridere anche in mezzo alle disgrazie. […] Per tutto il film c’è un doppio registro che funziona bene, ma ci sono volute quattro settimane di prove per raggiungere quell’intesa, per far recitare queste persone senza perdere la spontaneità»
(E. Verra)