Stefano è un diciottenne irrequieto e all’erta, vive in un appartamento trasandato nella periferia torinese assieme a sua madre, Lucia, e la sorella di 6 anni, Sophie. Lucia è disoccupata e passa le sere fuori casa e le giornate a dormire, in casa scarseggia il cibo e l’amore. L’unico ad occuparsi di sophie è ste che, spesso, vende da fumare per riuscire a guadagnare due spicci.
Ha un pensiero che lo ossessiona e si ripete: “Un giorno lo faccio”. Assieme ai suoi amici passano il tempo a divertirsi in modi futili, nutrono tutti dell’odio verso il mondo a causa delle loro vite turbolente. Torino appare grigia e ingiusta ai loro occhi. Stefano possiede nel suo intimo la volontà di redimersi dalla sua situazione. Un giorno, tornato a casa, trova sul tavolo una lettera aperta. La lettera annuncia l’avviso di sfratto in cui si sottolinea l’arrivo delle forze dell’ordine entro tre giorni per sloggiare l’abitazione. Lucia torna a casa e stefano le chiede spiegazioni sulla lettera ma lei, annebbiata dall’uso di alcol e sostanze, se ne disinteressa, non le importa del futuro della famiglia. Una grande litigata tra i due porta stefano a passare la serata fuori casa con il gruppo di amici, tra fumo e alcol distruggono la città e se stessi. Rimasto da solo cammina la sera per una torino buia e affascinante, incontrando un clochard giovane che gli farà capire che c’è sempre una possibilità per uscire dalla propria situazione ricordandogli la bellezza della città e delle persone che l’abitano. Il giorno dopo stefano decide di mettere in atto ciò che da tanto lo ossessiona: una rapina per poter pagare l’affitto e risolvere la situazione della sua famiglia. Aspetta in agguato davanti a una banca per derubare colui che, secondo stefano, meriterebbe di perdere ciò che ha. La vittima perfetta appare: una signora elegante dall’atteggiamento altezzoso. Arriva dietro alle sue spalle e la minaccia con un coltello puntato sulla schiena. Stefano è sotto shock e scappa correndo con la borsa della signora sotto mano, sfreccia nei vicoli della città perdendo piano piano oggetti contenuti nella borsa fino rimanere, di nuovo, senza nulla tra le mani.