“Doppio gioco” è una serie cangiante: una storia che viaggia continuamente su binari paralleli che improvvisamente si incrociano e, come per effetto di una distorsione, prendono strade inaspettate, dove dunque ciò che si vede e si vive, raramente è ciò che appare, rivelando riflessi doppi, come suggerisce il titolo, destinati a moltiplicarsi con il succedersi degli eventi.
Ad un serrato intreccio fatto di scatole cinesi e di continui equivoci, si contrappongono drammi e tormenti sentimentali, che appartengono a narrazioni più classicamente familiari, permettendo allo spettatore una completa immersione all’interno di un intreccio avvincente e articolato, grazie all’empatia generata dai personaggi.
Il gioco del poker e il suo mondo sono ovviamente al centro della storia, e imprimono un tratto peculiare alla narrazione e una forte connotazione da spy story: giocare a poker ad alti livelli implica sapersi muovere morbidamente all’interno di una significativa varietà di abilità umane.
I protagonisti della nostra storia possiedono queste qualità: sanno decifrare il mondo attorno, bluffare, mettere in atto strategie e declinano queste loro capacità in aspetti che vanno ben oltre il tavolo da gioco.
La loro personalità è intrinsecamente legata alla loro identità di giocatori: inscindibile.
Questo genera delle dinamiche molto interessanti e un modo peculiare di affrontare la circostanza complessa nella quale vengono a trovarsi.
Il poker è un gioco “seduto”, fatto di attese e strategie; ma è anche dinamico, vorticoso.
Lo vince chi ha talento ma solo se è in grado di unirlo alla strategia, alla conoscenza del proprio avversario, all’individuazione dei suoi punti deboli. Bisogna sempre essere lucidi, avere il controllo sapendo però anche quando è il caso di lasciarsi andare all’imponderabile e alla follia.
Questo forte tratto drammaturgico ci ha portato a pensare ad una messa in scena che fosse sempre tesa e giocata su più livelli, stratificata. Le scene di azione, ad esempio, hanno sempre un risvolto che modifica la psicologia e la consapevolezza dei nostri personaggi. Allo stesso tempo le situazioni invece più posate, apparentemente ferme, danno il via a impennate e cadute che muovono il racconto e i suoi personaggi in intriganti spirali.
Tutti questi elementi raccontati fino a ora, fungono in qualche modo da viatico per raggiungere un’identità espressiva: dare dinamicità alle situazioni apparentemente calme e profondità all’azione; lavorare sulle continue contraddizioni; cercare sempre di accompagnare la narrazione incalzante alla tensione nelle relazioni tra i personaggi.
In “Doppio gioco” abbiamo provato a raccontare dentro ad un intreccio complesso, una splendida varietà di emozioni, sentimenti e comportamenti: quelli che ci esaltano e quelli di cui proviamo vergogna.
Soprattutto vedremo quanto i tradimenti siano una costante che i nostri personaggi sono costretti a subire e portarsi a compiere, per arrivare alla conclusione che il peggiore di tutti è quello che si commette contro sé stessi.
Andrea Molaioli