Adrien, giovane studente di cinema, intraprende un viaggio nel centro della Francia con l’intento di realizzare un’opera cinematografica in divenire, senza sceneggiatura né attori. È deciso a realizzare un capolavoro, un film che lascerà una traccia. Nel suo viaggio si ritrova a Torino (Museo Nazionale del Cinema, nella Mole Antonelliana), Garessio (Cuneo), Copenaghen, Courtempierre, paese dove nel 1932 il grande regista Danese Carl Theodor Dreyer ha realizzato il suo film più personale, “Vampyr”. Qui, la mente e la vita di Adrien si mischiano con quelle di Dreyer. Il ragazzo si trova ad appaiare la sua ricerca di un’essenza artistica perfetta a quella del maestro danese e deve confrontarsi con i risultati da lui ottenuti. Lasciano questi viva qualche speranza o mostrano che la ricerca è ed è sempre stata soltanto illusoria Animazione, finzione, messainscena, interviste, materiali d’archivio si mescoleranno in un’opera documentaristica che cerca di penetrare nel profondo immaginario psicologico dreyeriano.
Dreyer, come pochi registi nella storia del cinema, forse come nessun altro, era costantemente impegnato in una spasmodica ricerca, meticolosa e disperata: la ricerca di un’essenza. Sia essa l’essenza umana, l’essenza della vita o l’essenza del cinema stesso. Questo film si occupa in particolare dell’identità di quell’essenza, ponendo una serie di domande: cosa spinge un autore a pensare, scrivere e dirigere un film, un’opera narrativa? Da dove deriva l’impulso artistico e a cosa si riferisce? È solo una forma di comunicazione per generare allineamento morale o è qualcosa di più? C’è un narcisismo individuale e sociale? C’è il desiderio di mostrare una maggiore profondità di pensiero? Che cosa ha spinto Dreyer a volere con così tanta forza un film definitivo, quello su Gesù, lottando tanto contro i compromessi da non riuscire mai a realizzarlo?