Adele ha dodici anni, suona il pianoforte nell’orchestra della scuola e attende con disperazione l’arrivo del menarca. Tutte le sue compagne di classe lo hanno già avuto e trascorrono intere ricreazioni a parlarne, chiuse in un cerchio che Adele osserva da lontano, con ammirazione e invidia. Quando l’ennesimo tentativo di evocare il flusso di sangue con rituali stregoneschi fallisce, Adele decide di mentire. Pur di sentirsi parte del gruppo, dice alle sue compagne di essere diventata anche lei signorina e, per dimostrarlo, va a rovistare tra i cestini del bagno delle ragazze fino a recuperare un tampone sporco. Quando porta il trofeo in classe, però, la reazione al suo gesto non è quella sperata. Umiliata e ancora più isolata, Adele teme ora il giudizio dell’intera scuola, e la camminata della vergogna non tarda ad arrivare perché ci sono le prove dell’orchestra. Mentre si dirige a testa bassa verso il pianoforte, Adele, sente gli sguardi di tutti su di lei e, in effetti, qualcuno la sta fissando. È un gruppetto di ragazzə che subito le si avvicina e, inaspettatamente, le chiede se voglia unirsi alla loro band. Adele sorride e, per un istante, si dimentica delle mestruazioni.
Il cortometraggio vuole esplorare, attraverso gli occhi di una bambina, il difficile e inafferrabile tema della femminilità. Cosa vuol dire essere donna? E, soprattutto, esiste un unico modo di esserlo? Adele è troppo grande per sfuggire a queste domande ma allo stesso tempo è ancora abbastanza piccola da poter rifiutare l’idea di dover scegliere. Intorno a lei, nel frattempo, gravitano figure femminili ambigue ed estremamente diverse tra di loro che, se in un primo momento lei percepisce come esempi, presto diventeranno confini da frantumare e oltrepassare in quanto causa di pressione sociale e frustrazione per l’impossibilità di aderire a qualcuno di questi schemi. Adele si sente costantemente “fuori da un cerchio” e il desiderio ossessivo del menarca non è altro che la speranza di poter appartenere ad un gruppo, essere finalmente come le altre. Ma sono davvero le mestruazioni ciò di cui ha bisogno per sentirsi accettata?