Un episodio di cronaca minore: di tutti gli oggetti ritrovati durante le autopsie nelle tasche dei migranti morti durante il pericoloso viaggio intrapreso, lo sguardo si concentra su un piccolo sacchetto pieno di una sostanza scura. Sembra hashish. E appena la mano della dottoressa addetta all’autopsia entra in contatto con la sostanza scura, le appare il mondo visto dagli occhi del ragazzo prima di morire: si entra in una dimensione poetica, quasi di sogno, condotta dal tratto in bianco e nero di Simone Massi. Visione interrotta dalla mano di un poliziotto che riporta la dottoressa alla realtà. È lui che rivela che la sostanza è solo terra e che è comune che i migranti abbiano con sé questo ricordo del loro Paese. La dottoressa viene invasa dal dolore: una ferita procuratasi poco prima alla tempia torna a sanguinare. L’animazione ci fa tornare al Paese d’origine che il ragazzo non avrebbe mai voluto abbandonare, dove si conclude nelle braccia della mamma.
L’essere umano come lo conosciamo nasce come esito delle migrazioni, dei mescolamenti, delle ripetute uscite dall’Africa negli albori della specie homo. Di quello siamo l’esito e il superamento per trasformarci in qualcosa di diverso e possibilmente migliore. Solo i giovani africani, asiatici, sudamericani possono salvare l’Europa dall’inverno demografico che l'attende. Il cortometraggio Sogni e Segni di Alessandro Ingaria e Simone Massi è un'ode alla memoria e alla dignità umana. Attraverso la fusione l'inconfondibile animazione di Simone Massi e lo stile live action di Alessandro Ingaria, aspira a risvegliare l'empatia collettiva, offrendo una voce a coloro che lottano per la giustizia e la solidarietà. Il cortometraggio evoca una storia collettiva: quella della ricerca della felicità, ma anche quella della morte in mare. Una storia dove l’emigrazione è già finita e mostra il suo volto più reale e mostruoso.