Il documentario narra le vicende che si svolgono dal 1999 su due barconi di due famiglie esperte pescatrici di anguille da generazioni, che vivono su un tratto urbano del Tevere (GRA, Sud). Cesare e Alfredo, detti “Rosci”, si fanno la guerra per il controllo del fiume con Nando e Franco, detti “Ciccioni”, i quali vivono con la madre: Sor Irene. Dopo le prime rivalità, vedremo come nel tempo le due famiglie si riappacificheranno, interrompendo l’antica rivalità, e alla morte dei figli di Sor Irene saranno i Rosci a prendersi cura di lei. Altrettanto indicativo dell’imprevedibilità dello sviluppo, è l’arrivo di Anwar dal Bangladesh che inizia il suo percorso come aiutante dei Ciccioni per poi appropriarsi del loro galleggiante e diventando il nuovo Dio del fiume.
La sfida che questo film affronta è quella di riuscire a lavorare sul tempo e rendere emblematica una storia pluriventennale di gente invisibile, che vive ai margini, e la cui azione si svolge in una singola unità di luogo. Uno sguardo interno, empatico, su una cultura che scompare e una nuova che emerge. Un racconto che tenta di non indulgere in scorciatoie folkloristiche ma che racconta una vita vera, che scorre come il fiume e che convive con l’elemento acquatico fino a diventare parte di esso. È una storia di rivalità, amicizie e umanità narrata in un arco temporale lunghissimo e che, attraverso cambiamenti interni ed esterni, va a comporre una storia unica.