Manlio è una di quelle persone per cui il passato è ancora un tormento, e da quella mattina di maggio del 1974, la sua vita è stata segnata per sempre. “Big in Japan” narra la sua storia, quella di un uomo che si ritrova catapultato in un'altra dimensione spazio-temporale, separato dal suo presente per confrontarsi con i fantasmi del proprio trauma. La sua speranza è quella di superare la tragedia che lo ha inchiodato per tutta la vita, una tragedia radicata nella ferita oscura e ancora aperta delle stragi neofasciste impunite.
Abbandonato al ventesimo piano di un imponente albergo di Tokyo, Manlio attende che il passato batta ancora un colpa, nella vana illusione che, in cambio di tutto il dolore subito, possa tornare indietro qualcosa. È un viaggio emotivo che lo porterà a inseguire i suoi demoni, nella speranza di riuscire a riannodare i fili spezzati della Storia.
Attraverso una prosa coinvolgente e suggestiva, Big in Japan ci porta in un viaggio intimo e tormentato, in cui il protagonista si scontra con le ombre del suo passato e cerca di liberarsi dalla prigionia dei ricordi. È una storia di resilienza e speranza, di come l'individuo possa trovare la forza per affrontare i fantasmi che lo tormentano e cercare la luce nel buio più profondo.
Big in Japan, basato su una storia vera, nasce per raccontare un incontro impossibile, alimentato grazie al coraggio, all'immaginazione e all'umanità straordinaria di Manlio. Ho trascorso molto tempo nelle aule di tribunale sin da quando ero bambino: quando ho sentito la storia di Manlio, ho capito che stava cercando qualcosa che andava al di là delle procedure giudiziarie così familiari per me. Voleva qualcosa che rimettesse insieme i pezzi di una profonda frattura, sia personale che collettiva. E sapevo di dover raccontare la sua storia.