Sullo sfondo della Belle Époque a Torino prende avvio l’epopea dei bolidi a quattro ruote. Emanuele di Bricherasio è il giovane rampollo di una nobile famiglia dal vasto patrimonio. Affascinato dalle nuove invenzioni meccaniche, il suo sogno è costruire un’automobile tutta italiana e dar vita ad una nuova industria. A qualche isolato di distanza un giovane imprenditore è mosso dalla medesima ambizione: il suo nome è Giovanni Agnelli.
Il migliore amico di Emanuele è un ufficiale di cavalleria, Federigo Caprilli, che tra un amore e l’altro trova il tempo di rivoluzionare il mondo dell’equitazione. I sogni di Emanuele sembrano realizzarsi quando nel suo palazzo torinese fonda la F.I.A.T. (Fabbrica Italiana Automobili Torino). All’ultimo momento, tra i soci, si aggiunge Agnelli, che, passo dopo passo, diventerà amministratore delegato della nuova società mettendo ai margini Emanuele. Anche perché il 3 ottobre 1904, a soli trentacinque anni, Bricherasio muore in circostanze misteriose.
La F.I.A.T., la più grande impresa industriale italiana, è legata sin dalla sua origine alla famiglia Agnelli, a partire dal fondatore della dinastia: il senatore Giovanni Agnelli. Ma fu davvero questo leggendario capitano d’industria il primo motore di quella straordinaria avventura imprenditoriale? O nelle pieghe della storia, che è sempre narrazione di vincitori, c’è chi è stato risucchiato nel buco nero della rimozione?
In un famoso quadro che immortala il momento della costituzione della F.I.A.T. si legge una targa: “Il conte EManuele Cacherano di Bricherasio, ideatore e propugnatore della prima fabbrica italiana di automobili, il 1 luglio 1899, inizia l’impresa coraggiosa e feconda radunando nel suo palazzo i soci fondatori della F.I.A.T.”.
Di colui che più si adoperò per la fondazione della F.I.A.T., si sa poco e si ricorda ancora meno. La sua vita - e soprattutto la sua morte - è avvolta nel mistero. Questo documentario vuole essere un piccolo risarcimento alla sua memoria.