1992. L’annuncio dell’addio alle corse di Lancia crea un terremoto nel mondo del Rally e quando il Mondiale parte a gennaio in pochi scommettono su un team in via di chiusura. Ma Lancia sorprende tutti vincendo il Rally di Montecarlo con la Delta di Didier Auriol, esattamente 20 anni dopo un’altra grande, inaspettata vittoria: quella della Fulvia HF di Sandro Munari nel 1972 che portò Lancia nella del Motorsport. Il 1972 è un anno complicato: scoppia lo scandalo Watergate che porterà alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon, a Milano viene ucciso il commissario Luigi Calabresi mentre a Sanremo, il F.U.O.R.I., il neonato gruppo di liberazione omosessuale, protesta pubblicamente e per la prima volta in Italia contro una conferenza sulle devianze sessuali. Con i suoi successi, Lancia entusiasma gli italiani. Presto, la Fulvia diventa obsoleta per le ambizioni del team guidato dall’irriducibile Cesare Fiorio e Lancia crea la futuribile Stratos appositamente per gareggiare (e vincere) nel Rally: è l’inizio di una nuova leggenda.
Dopo gli anni bui del terrorismo, il mondo è attraversato da grandi cambiamenti: nasce un nuovo ottimismo e un desiderio di progresso e opulenza che la nuova Rally 037, erede della gloriosa Stratos, incarna alla perfezione. O forse no? Il 1983 è l’anno della rivalità con l’emergente Audi che può contare su una nuova e potente trazione integrale.
I tedeschi non credono ai loro occhi quando la 037, leggerissima grazie alla sola spinta posteriore, vola anche sui fondi più difficili. La rivalità è anche tra i piloti: il “gigante” Walter Rohrl su Lancia e l’emergente Hannu Mikkula su Audi. Consapevole della minaccia teutonica, il direttore del team italiano, Cesare Fiorio utilizza gli espedienti più creativi per primeggiare, conquistando il titolo costruttori, l’ultimo vinto da una vettura a trazione posteriore.
Dopo il 1986 una scritta si legge ovunque in ogni Rally: “Motorsport is dangerous”. Perché? Cosa è successo quell’anno? L’anno della consacrazione della Delta S4, dell’exploit di un grande pilota come Henri Toivonen ma soprattutto l’anno dei tragici incidenti che cambieranno per sempre il mondo del Rally. Toivonen vince subito a Montecarlo; è il 18 gennaio, lo stesso giorno in cui il Brain, il primo virus informatico della storia, aggredisce la memoria di massa dei computer di tutto il mondo. In marzo, la Ford di Santos plana sul pubblico del Rally di Portogallo uccidendo 3 persone e ferendone 30.
Il 26 aprile di quell’anno il reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplode diffondendo una tremenda nube radioattiva in tutta Europa. Il 2 maggio Toivonen muore carbonizzato insieme al navigatore Sergio Cresto nella sua Delta al Tour de Corse (come era successo l’anno prima ad Attilio Bettega, sempre su Lancia). La FISA (Federazione Internazionale Sport Automobilistico, oggi FIA) decide di cambiare drasticamente il regolamento, mettendo fine alle potenti auto del Gruppo B.
Si torna dunque alle svolte più emozionanti del Mondiale del 1992.
Lancia ha annunciato l’addio alle corse ma vuole chiudere in bellezza, Didier Auriol (giovane ex pilota di ambulanze) vince 5 rally consecutivi (record superato solo da Sebastian Loeb nel 2005) sempre tallonato dalla Toyota di Carlos Sainz. Stati Uniti e la nuova Unione Sovietica chiudono ufficialmente la guerra fredda ma negli ultimi fuochi del Mondiale la guerra incalza tra Auriol, Sainz e Kankkunen distaccati da soli 3 punti.
Il 25 novembre, all’ultimo Rally, il RAC della Gran Bretagna, Auriol perde per un soffio ma Lancia, al suo ultimo Mondiale, vince il Titolo Costruttori. Il Marchio e la Delta continuano a vivere nel cuore degli appassionati grazie a splendide vetture restomod che guardano al futuro con nuovi propulsori elettrici e pronte per gareggiare nel prossimo Mondiale Rally Cross dedicato esclusivamente a vetture elettriche. Sarà il futuro? I fan cosa ne pensano?
Lo chiederemo anche a Miki Biasion durante il viaggio per raggiungere la grande festa del Motorsport, lo spettacolare Rally Legend di San Marino.