The Secret Hand parla delle operazioni di controllo, repressione, infiltrazione e manipolazione operate dalla STASI, il temuto e pervasivo servizio di sicurezza della ex DDR, ai danni di artisti e gruppi artistici che non erano considerati allineati con le dottrine dello Stato. Quando si parla di “mano dell’artista” si intende il suo tratto, la sua cifra stilistica, e per estensione la sua poetica. Nella ex Germania Orientale ci fu spesso un’altra mano, segreta, subdola, che si aggiunse a quella degli artisti, costringendoli a operare nelle direzioni più gradite al potere. Il documentario racconta queste forme sottili e avanzate di censura a partire dal contenuto dei fascicoli segreti della STASI, per scoprire come pensa il censore attraverso le carte che ha prodotto.
Il film vuole raccontare alcune di queste storie di condizionamento, di esercizio ambiguo dell’autorità, per stimolare una riflessione sempre attuale sulla libertà di espressione e sui rapporti tra arte e potere. Si ricostruisce e racconta l'intervento paternalisticamente disciplinatore, ottusamente punitivo o subdolamente inquinante del potere, ma anche l'insopprimibile vitalità e capacità umana e creativa di aggirare la censura e ingannare il repressore sfruttando le contraddizioni e le incoerenze del sistema, sviluppando strategie e pratiche di movimento ed espressione autentica nello spazio saturato dalla ferrea volontà di controllo del potere, mettendo a frutto qualsiasi spazio, anche stretto, lasciato a disposizione.