Il vento invitò Ensan a volare tra le montagne insieme a lui, la rassicurò riferendole che durante il viaggio la terra li avrebbe sfamati e l’acqua dissetati. Le ricordò la possibilità di armonizzarsi con tutte le forze che la circondavano in modo tale da aiutarsi a vicenda. Ensan preferì ignorare l’invito e proseguire nei suoi affari quotidiani tesi a soddisfare ogni tipologia di superfluità. Con il passare del tempo si dimenticò del vento. Mise a tacere la meraviglia dell’intuito e scelse la via dell’artificio. Si illuse di essere libera all’interno della propria fortezza fino a quando non iniziò a sentirsi ingabbiata dimenticandosi di essere lei l’artefice di quella illusoria prigione. Da quel giorno Ensan venne sopranominata l’essere che dimentica e che può ricordare …