"Il più fragile carro armato della fotografia italiana", così mi definiva Piero Berengo Gardin, regista e cugino del fotografo Gianni. Paola lo dice ridendo e in fondo pensa che una definizione migliore Piero non potesse trovarla.
Paola Agosti - la cui grande, vera passione di una vita sono gli animali - con la sua corporatura minuta evoca tutto fuorché un veicolo bellico, ma la sua forza emerge dalla sua personalità e non ci sorprende che sia riuscita ad affermarsi negli anni '60 nel mondo della fotografia italiana diventandone una delle protagoniste, quando il mestiere del fotoreporter era sostanzialmente un mestiere per soli uomini.
Questa è la storia di una donna ma anche di un paese, di una vocazione incontrata per caso, di un percorso di conoscenza del mondo attraverso lo sguardo attento e discreto di una fotografa che, come poche, ha saputo cogliere e testimoniare l'irruzione delle donne nella scena politica italiana come soggetto sociale. E non solo. Perché lo sguardo di Paola Agosti è andato in molte direzioni e ha raccontato molto di più, ha raccontato il mondo: i grandi eventi politici e i leader internazionali, le lotte degli operai, delle femministe, degli studenti, la fine della civiltà contadina in Piemonte, l'emigrazione dei piemontesi in Argentina, l'universo degli animali, ma soprattutto la cultura e la scrittura, attraverso i suoi protagonisti.
Il documentario Il mondo in uno scatto, Paola Agosti testimone del suo tempo nasce da un'urgenza, quella di valorizzare l'opera e la testimonianza di una delle grandi fotografe del '900 italiano, che ha abbracciato con le sue fotografie l'Italia e il mondo dagli anni '70 a oggi. La ricerca stilistica di Paola Agosti, che ha radici profonde in una famiglia torinese aperta e liberale - Giorgio Agosti, suo padre, era un importante esponente della Resistenza, tra i fondatori del Partito d'Azione e Nini Castellani, sua madre, era una fine traduttrice letteraria - si è allargata anche al suo territorio di nascita, attraverso un'indagine che l'ha spinta a fotografare la fine della civiltà contadina del Piemonte più povero: "Il mondo di ieri".
Il documentario sarà infatti non solo il racconto dei grandi eventi e personaggi internazionali fotografati dall'Agosti, ma anche un'immersione nel territorio piemontese degli ultimi decenni attraverso lo stesso approccio moderno e partecipe delle sue fotografie. Una lunga narrazione del suo perscorso professionale e umano con un fil rouge preponderante: quello della cura della memoria. Nelle sue fotografie c'è sempre il desiderio di radicare i suoi soggetti, anche se per un frammento di tempo o in un gesto che sfugge, quasi per timore di perderne le tracce e perché quel gesto non si ripeterà più.