Mentre il mondo sta lottando contro il coronavirus, un’altra pandemia - invisibile ma dirompente - sta circolando. Con i tuoi occhi affronta il tema della sofferenza psicologica. Lo fa attraverso gli occhi, non solo come elemento iconico di questa pandemia, unico contatto possibile nel distanziamento, ma anche come sguardo di chi vive un disagio psichico, unico ponte spesso con la realtà. Dai malati psichiatrici nelle comunità terapeutiche, ancora più isolati a causa delle misure restrittive anti-Covid, alla solitudine dei loro familiari, il tema della salute mentale non riguarda solo le patologie psichiatriche. Quando i contagi e le morti diminuiranno, verranno a galla le conseguenze di una malattia dell’anima profonda e collettiva. Dallo stress dell’esperienza sanitaria alla quarantena, dalla perdita al distanziamento, sta emergendo un bisogno diffuso e trasversale di supporto psicologico che, una società abituata a vivere nello stigma, saprà prendere in carico?
“Pensavamo di essere padroni del mondo, forse non lo siamo”.
La compromissione delle nostre certezze, l’azzeramento sociale, l’iperconnettività esasperata fanno della pandemia un laboratorio del futuro, ma anche una lente preziosa attraverso cui guardare al rapporto con le nostre paure più profonde. Farlo attraverso gli occhi dei protagonisti diventa un ponte per comprendere un disagio che riguarda tutti. Il Covid diventa pretesto per affrontare quella sofferenza psicologica che la pandemia ci sta costringendo a guardare in faccia, e interrogarci su quale sia l’orizzonte che la nostra società sta costruendo. In un mondo che è cambiato, serve uno sguardo nuovo verso un tema fino ad ora affrontato demarcando il confine tra normalità e follia. Ma se il Covid offre spunti straordinari, siamo ancora in una fase in cui l’elaborazione è difficile. E il racconto, come esercizio di ricostruzione e recupero, necessario.