Torino, 1976. Aldo Marín, un giovane socialista, e il suo migliore amico El Chapa fuggono dalle forze armate cilene, trovando rifugio in Italia. Arrivano in una Torino turbolenta, segnata da tensioni politiche e sociali che ricordano quelle della loro terra d’origine. Mentre El Chapa si adatta rapidamente a una vita di espedienti, intrecciando rapporti con la malavita locale, Aldo sogna un futuro diverso. Trova lavoro in una fabbrica, convinto che, con il tempo, riuscirà a guadagnare abbastanza per far arrivare in Italia sua moglie e suo figlio.
È l’autunno caldo del terrorismo in Italia, e il destino di Aldo si incrocia con quello di Luciana, una giovane professoressa universitaria impegnata nella difesa dei diritti delle donne, e di suo fratello Enrico, militante delle forze extraparlamentari. Luciana è pronta a rischiare tutto per i suoi ideali, mentre Aldo deve affrontare un passato che non sembra lasciarlo in pace.
A tenere d‘occhio Aldo è Franco Russo maresciallo inflessibile a capo della Scientifica della Polizia di Torino, specializzato in esplosivi e impegnato nella lotta contro i gruppi terroristici, Russo sospetta il coinvolgimento proprio dei due cileni negli attentati che sconvolgono la città.
Con uno sguardo al passato e una riflessione sulle sfide del presente, il film ci guida attraverso la vita di un giovane uomo diviso tra due mondi, entrambi segnati dalla violenza e dagli ideali. Un drammatico viaggio che mette in luce le cicatrici lasciate dalla Storia, raccontando la ricerca di identità di un’intera generazione.
L’esilio, l’immigrazione e il divario generazionale sono i muri che circondano il nostro protagonista.
La storia de Il Cileno si inserisce nella crisi più recente della società cilena, ma limitarla a un’epoca o a un’area specifica sarebbe riduttivo. Il discredito dei partiti politici è un tema attuale e universale, che scuote i sistemi democratici in tutto il mondo.
Sono interessato a esplorare le storie nascoste del turbolento periodo degli anni ’70.
Nel film, seguiamo l’evoluzione psicologica dei personaggi, e la doppia vita di Aldo Marín, il protagonista, che si trova in una condizione di contraddizione interiore: il suo vero antagonista non è il contesto, i media o la politica, ma lui stesso.
Il Cileno è un racconto di formazione dai contorni thriller, che rappresenta il passaggio forzato all’età adulta di un giovane sopravvissuto. Essendo un film incentrato sui personaggi e ispirato ai generi del noir e dell’azione, voglio trasmettere un senso di “urgenza”, come se i personaggi fossero in una corsa contro il tempo, inseguiti da un’azione che sembra sempre sfuggire.
Il giovane soldato Aldo si trasforma attraverso una storia d’amore che mette in dialogo due generazioni e due Paesi. Da una parte, c’è un immigrato che lotta strenuamente; dall’altra, Luciana, una “comandante” locale. Il loro rapporto, intenso e complesso, diventa un’esplorazione del legame tra il territorio cileno e quello italiano.
Questa dualità è riflessa anche nelle ambientazioni: il Cile del nord, a Vallenar, che richiama l’infanzia e la famiglia di Aldo, immersi in un contesto minerario pre-1973. E l’Italia del nord, con la Torino degli anni di Piombo, dove una generazione di giovani emarginati dalla politica e dalla società vive tra slanci vitali e profondi dubbi. Per loro, crescere significa lottare e sopravvivere, spesso con mezzi estremi.
In questo modo, il film rappresenta una realtà raramente mostrata: quella dell’esilio cileno che si mescola ai tumulti dell’Italia degli anni ‘70.