Mosca. 1957. Mancano pochi giorni al lancio dello Sputnik II, il primo satellite, nella storia dell’umanità, ad ospitare al suo interno un essere vivente: Laika. Laika è una cagnolina sveglia e vivace, disposta a tutto pur di viaggiare nello spazio. Sopporta le estenuanti simulazioni nella centrifuga, supera gli attacchi di panico e accetta persino le mani aggressive degli scienziati che la braccano quando si agita. A prendersi cura di Laika è la dottoressa Adyla, l’unica a darle le attenzioni e l’affetto che merita. Adyla sa bene quale sia il destino della cagnolina eppure non si convince mai a trattarla come un esperimento, al contrario del comandante Khrushev, il cui solo scopo è quello di portare a termine la missione e battere gli americani sul tempo. Così, alla vigilia del lancio, dopo l’ennesimo attacco di panico, Adyla decide di portare Laika con sé per darle ciò di cui ha bisogno: una famiglia e una vita normale. Ma Laika non è un cane come tutti gli altri. Lei è il primo essere vivente che viaggiò nello spazio.
La storia di Laika l’ho sempre conosciuta, a grandi linee. Solo crescendo, però, ho approfondito l’argomento con una serie di ricerche e ho scoperto che la prima cosmonauta a quattro zampe non era altro che una cagnolina costretta ad un addestramento estenuante e destinata a un viaggio di sola andata. Da questa storia è nata un’urgenza che ribolliva e che aveva a che fare con la rabbia, il potere, l’amore ed il sacrificio. E purtroppo constato con rammarico che rievocare storie come quella di Laika è quanto mai fondamentale in un momento storico come questo in cui l’umanità sembra aver perso la bussola, accecata com’è da rabbia e cattiveria, o forse meglio indifferenza, nei confronti tanto degli esseri umani quanto del pianeta in cui viviamo. Penso quindi che questa storia sia tristemente attuale. Allo stesso tempo, però, non sono disposto ad accettare che le cose stiano così e basta, ci sono i sogni, la speranza, la magia, l’immaginazione e “Laika. Brave Dog” è tutto questo. C’è chi dice che i cartoni animati sono cosa da bambini ma non è certo questo il caso. È anzi proprio grazie all’animazione che posso immaginare di viaggiare nello Spazio, vedere la Terra da lontano, toccare la Luna e le stelle, vivere, insomma, un’esperienza di meraviglia e, allo stesso tempo, regalare al pubblico quindici minuti d’incanto.