Una arriva a casa da lavoro esausta e senza forze. Parcheggia in garage la sua auto, dentro la quale sta stretta. Tutto l’ambiente è piccolo e dà sensazioni claustrofobiche. Il mondo in cui Una vive è soffocato dal grigio. Una entra in casa e si ritrova in un ambiente ancora più stretto, è grande e sproporzionata rispetto alla stanza. Anche in cucina l'ambiente è totalmente privo di colore.
Quando l’ansia e lo stress la portano a rifiutare i messaggi e le chiamate che riceve, comprese quelle della figlia, una nuova oscurità la avvolge e la porta via dalla sua cucina. Una ora fluttua in un mare completamente nero ma non è sola, davanti a sé trova il suo riflesso deturpato. Solamente uscire in giardino per ritrovare un momento di serenità può risvegliare Una dalla sua visione. Una esce e ritrova nel suo giardino, immersa nel verde e, grazie alla natura vive un momento di serenità per ricominciare a respirare, a vedere a colori e a tornare a vivere.
Mono è un cortometraggio in realtà virtuale in animazione che nasce chiedendosi se il contatto con la natura può aiutare ad alleviare stress, sintomi depressivi e donare un momento di pace in periodi difficili della nostra vita. La Realtà Virtuale è un mezzo che crea connessioni dirette tra lo spettatore-utente e la storia in cui si è immersi ed è un mezzo per trasmettere empatia. In "Mono" lo spettatore è ‘coscienza attiva’ che vive quello che prova Una.
L’elemento naturale è importante anche nella scelta della rappresentazione visiva della storia; l’acquerello, e di conseguenza l’acqua, che rivela la sua presenza principalmente nell’ultima scena, rappresenta la vita con il suo continuo scorrere e rigenerarsi. È inoltre luce e colore.
Mono ambisce a far considerare il contatto con la natura come pace, a parlare della fondamentale importanza che ha per qualunque essere umano a prescindere da sesso, estrazione sociale o etnia, e a riconsiderare l’alienazione che l’essere umano si autoinfligge per sopravvivere, la triade nasco-lavoro-muoio.