“In un vecchio cinema di Taiwan ormai in disuso, vengono ritrovate le bobine di un film mai proiettato prima d’ora: “Jiaozi” narra la storia di una vendetta al femminile dettata dalle regole del tempo, in cui la calma e la pazienza sono l’unico modo per sopravvivere ad una lotta prolungata per anni.”
“Con Jiaozi ho voluto omaggiare il cinema di Hong Kong degli anni 60 e 70, pellicole dense di spadaccini volanti che danzano fluttuando in aria, storie di vendetta a colpi di arti marziali e filosofia zen. Un modo di fare cinema totalmente diverso da quello a cui siamo abituati ora e che si può ritrovare solo nelle pellicole di quegli anni. Per far si che il pubblico si potesse immedesimare ancora di più nelle vicende narrate, la scelta della lingua è ricaduta sul cantonese: il corto, difatti, è totalmente sottotitolato. Il pubblico dovrebbe abbattere la barriera del sottotitolo e cercare di avvicinarsi di più alla lingua madre di un’opera cinematografica.”