Un asilo in una tenda yurta immerso nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dove il tempo sembra essersi fermato. Nel 2016 un terremoto di magnitudo 6.5, il più forte degli ultimi anni, ha distrutto la scuola che non è stata ancora ricostruita e forse non lo sarà mai più. L’educatrice Federica, i piccoli Kilian e Nina e gli altri bambini della classe presidiano il borgo di Vallato, nel cratere del terremoto, dove ora non vive più nessuno. Poi il lockdown per Covid-19 è arrivato ed ha peggiorato le cose. Come andare avanti? Federica e i ragazzi hanno deciso di reinventare la propria esistenza e di difendere lo spazio di terra dove loro vorrebbero che venisse costruita la nuova struttura. Un presidio messo in atto vivendo quotidianamente quel piccolo spazio di terra. Vicino all’asilo, vive un’anziana signora, Maria, tra un container e una roulotte. Non vuole lasciare la sua casa dal tetto crollato. Questi due mondi si toccano e si incrociano, imparando a stare, a restare, perché tutto quello che hanno è “qui”, in uno spazio fragile, dove ci si educa al dolore. L’abitare è la radice dell’essere in un luogo. Un cosmo così fragile dove i bambini si riveleranno decisi a fronteggiare le solitudini e le paure dei grandi, risvegliando il senso di meraviglia e di magia sul mondo, come dei racconti animati che emergono dalla loro fantasia.
L’idea del documentario muove dalla necessità di raccontare un evento che ha cambiato per sempre un territorio e la vita di chi lo abitava: il terremoto. Quello del 2016, il peggiore che abbia mai sconvolto il centro Italia, dieci volte più disastroso di quello del 1997. Il territorio è quello della regista, nata e cresciuta nelle Marche. Per fare ciò questo film si affida ad un punto di vista inedito, quello dei bambini. Mai come in questo caso i bambini sono lo specchio di quello che avviene nella società, sono coloro che subiscono quello che avviene attorno a loro e spesso sono i meno ascoltati, insieme agli anziani. Tutto è qui costituisce un lavoro di impegno civile, che intende proiettare una luce su quello che sta avvenendo in un piccolo borgo del centro Italia. In un contesto storico e sociale in cui sembra impossibile trovare una reazione di fronte alla violenta forza della natura, sono i bambini a darci una riposta, con il loro sguardo ingenuo ma ottimista nei confronti del futuro. Una lezione che il dibattito pubblico e politico, fermo su discussioni che riguardano l’economia, i finanziamenti, la ricostruzione, le polemiche, faticano ad accogliere. Per questo motivo compito dei produttori è produrre un’opera di impegno civile che attraverso tutta una serie di iniziative, già pianificate, possa raggiungere target specifici su tutto il territorio italiano. L’intento inoltre è di mantenere viva questa attenzione con un racconto partendo da ciò che è stato ma anche con un intento poetico, con l’invito a guardare il mondo e gli eventi con gli occhi dei bambini.