White Days è un musical in primavera in Antartide. Tre ragazzi provenienti da Venezia, Sofia e Rio Gallegos che non si sono mai incontrati prima nel mondo reale nonostante collaborino da tempo a un progetto digitale di podcast ambientalisti, si avventurano verso il Polo Sud durante una missione logistica. Il loro obiettivo è quello di riaprire la stazione radio internazionale in una base argentina che è stata dismessa, una base che presto scomparirà sotto il mare. Il continente ghiacciato li metterà a duro confronto con il loro passato e le loro paure liberandoli dall’angoscia e dall’alienazione che una società individualista ha imposto alla loro generazione.
Il progetto osserva e interroga il mondo dei ventenni, categoria che oggi, soprattutto oggi, sfugge a ogni definizione. Una generazione fluida, dolce, autodistruttiva, fortemente creativa. Una generazione che si trova davanti una complessità di mondo mai vista e, in buona parte, un mondo imploso. Osservare i ventenni è un modo di dare loro ascolto, perché saranno loro a condurci verso un mondo inedito che dobbiamo costruire. Il progetto è artisticamente sfidante perché ha un percorso di sviluppo organico: si parte da una data e da un luogo, e da lì si trovano i personaggi, i suoni, e i gesti. Anche se si stratta di un film di fiction, questo è un progetto di osservazione e composizione insieme, due gesti apparentemente opposti che invece si fondono in un'opera unica, nel solco di opere che lavorano sulla costruizione di visioni di finzione partendo dalla materia del reale.