La vita in mezzo è una storia familiare e, in particolare, è la storia di un figlio; un ragazzo nato in Marocco e cresciuto in Italia. La sua vicenda è colta nel momento cruciale del passaggio alla vita adulta, il momento in cui tocca a lui costruire una sua famiglia. Ciò lo mette di fronte a conflitti profondi, a una resa dei conti che deriva dall'essere cresciuto in Europa, ma provenendo da una famiglia molto radicata nelle tradizioni e nella religione islamica. Un dissidio che lo porterà ad una scelta sofferta, ad una svolta definitiva nella sua vita. La vita in mezzo è anche un viaggio nelle pieghe complesse, contraddittorie, anche disturbanti, che tengono unite le esistenze in bilico tra due culture e, allo stesso tempo, segnano vite che scorrono sempre sul crinale, sul margine di entrambi i mondi.
Il film nasce dall'incontro con il protagonista Omar e con la sua storia, avvenuto nel 2016 mentre conducevo una ricerca per un documentario sulla comunità marocchina di Torino, la più grande d'Italia. Quando ho conosciuto Omar e suo padre Hassan, uno in Italia e l'altro in Marocco, una storia familiare e privata si è affacciata sulla storia collettiva. Una storia che travalicava l'indagine sociale e mi dava l'opportunità, attraverso il racconto di un destino diviso tra due culture, di affrontare un tema universale per me molto forte, la costruzione dell'identità all'interno delle nostre società.