Gaia andrebbe in capo al mondo per cogliere la bellezza dei fiori più rari, ma quando deve scegliere che pianta accudire prende un cactus: ​è più semplice e quando fiorisce dà grandi soddisfazioni.

È una sedicenne che sa quello che vuole ma tutte le sue certezze crollano quando Federica, sua amica d’infanzia, torna in città. ​Sin dal primo “Ciao” per Gaia è una discesa nel baratro dell’imbarazzo: arrossisce e farfuglia stupidaggini finché Federica, divertita, non la saluta scomparendo nell’appartamento di fronte.

Quando si ritrovano nel parchetto in cui giocavano da bambine, le rincorse infantili si trasformano in una dolce seduzione. Federica bacia Gaia, e lei non si tira indietro, ma dopo pochi istanti riacquista lucidità e scappa via spaventata. Vorrebbe strapparsi via il dolore ma non può farlo, così prende a togliere le spine dal suo Cactus: le ha sempre odiate perché fanno male. Sua nonna Rosina entra in camera appena in tempo per bloccarle le mani e cullarla tra le braccia, spiegandole che deve accettare la natura delle cose per quella che è.

L’idea di ​Cactus ​nasce da un dramma che mi affligge da quando avevo tredici anni: l’incapacità di accettarmi per quella che sono. Pensavo fosse solo una questione adolescenziale ma ho scoperto che si tratta di un processo in costante evoluzione.

Così mi sono ritrovata a scrivere di Gaia, una sedicenne che cerca di contenere tutto entro rigidi schemi per non alterare il proprio equilibrio, ma che, nel momento di rottura, esplode distruggendo tutto ciò che la circonda, a cominciare da se stessa.

Cactus è una storia d’amore tra due adolescenti. All’inizio del film Gaia scopre il sesso, alla fine la propria omosessualità. Tra una scoperta e l’altra, impara a conoscere una parte di sé fino ad allora ignorata. Ad ostacolarla nell’accettazione dei propri sentimenti non è il mondo esterno, ma quello interiore, lei stessa.

L’idea è quella di raccontare una storia d’amore giovanile nella sua purezza, scardinando gli stereotipi di genere e puntando l’attenzione sulla necessità di accettare la propria natura. Emblematico in tal senso è il personaggio di Rosina, la nonna di Gaia, figura paradossale che nonostante i settant’anni suonati comprende l’omosessualità della nipote prima e più facilmente di lei.

Regia
Sara Bianchi
Soggetto
Sara Bianchi
Sceneggiatura
Sara Bianchi
Montaggio
Annasofia Solano
Scenografia
Isabella Bruschi
Costumi
Marta Alessandra Bertino
Musica originale
Suono
Niccolò Bosio
Truccatori e parrucchieri
Coralie Gaspard
Aiuto regia
Elisa Micalef
Segretario di edizione
Altri credits

Fabio Catalano (aiuto-operatore); Imago VFX (post-produzione video);

Interpreti

Denise Tantucci (Gaia), Angela Fontana (Federica), Adriano Tardiolo (Andrea), Stefania Casini (Rosina).

Produzione esecutiva
Produzione
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - Short Film Fund - dicembre 2019
Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio 2024