Portami su quello che canta, storia di un libro guerriero racconta la storia del processo allo psichiatra Giorgio Coda, condannato per maltrattamenti ai suoi pazienti della Certosa di Collegno.

La rilettura, a distanza di 43 anni dalla pubblicazione del libro denuncia di Alberto Papuzzi e Piera Piatti Portami su quello che canta, è il punto di partenza per ripercorrere una stagione di impegno civile e di grandi cambiamenti e far conoscere a chi, quel periodo non l’ha vissuto, un pezzo di storia recente in cui i “matti” per la prima volta hanno avuto la parola, sono stati ascoltati, considerati dai giudici degni di fede, finalmente cittadini come gli altri.

La vicenda offre inoltre molti spunti in relazione al tema del rapporto tra scienza, medicina e diritto, nonché tra medico e paziente. Argomenti roventi, sui quali gli operatori della scienza, della medicina e del diritto in questi anni si sono cimentati, con un impegno che è sfociato anche in provvedimenti legislativi destinati a influire in modo rilevante sui rapporti tra i consociati.

Il nucleo centrale del film si poggia sulla lettura di alcuni passi salienti del libro Portami su quello che canta e sulle interviste ad Alberto Papuzzi, autore con Piera Piatti del libro, Alessandro Perissinotto, scrittore che nel suo ultimo romanzo Quello che l’acqua nasconde prende spunto da quei fatti di cronaca, Mauro Vallinotto, fotografo, autore delle immagini che aprono il libro e che con la loro pubblicazione sul settimanale L’Espresso diedero forza alla denuncia e all’apertura del processo,e Gianpaolo Zancan, con Bianca Guidetti Serra difensore di parte civile nel processo.

Il contesto storico politico e sociale di quegli anni, ingiustamente etichettati solo come “anni di piombo”, è curato dall’Avv. Claudio Zucchellini, attento conoscitore di quel periodo, che espone in modo puntuale e sintetico i grandi cambiamenti sociali di quegli anni, come ad esempio: il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, la legge sullo statuto dei lavoratori, la legge sull’aborto e il travagliato percorso della chiusura dei manicomi grazie all’impegno di Franco Basaglia.

La documentazione agghiacciante di cosa erano gli ospedali psichiatrici è resa dalle immagini fotografiche di Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin e Mauro Vallinotto che, con la complicità dell’Associazione per la lotta contro le malattie mentali, realizzò a Villa Azzurra un reportage rimasto nella storia del giornalismo d’inchiesta di quegli anni.

È un film, autoprodotto dai due autori, nato con uno scopo divulgativo rivolto a tutta quella società civile che ha vissuto quegli anni e alle generazioni recenti che potrebbero non conoscerli. Una scenografia teatrale scarna ed essenziale, una scelta stilistica fatta di racconti brevi, puntuali che entra nella profondità dei protagonisti, senza sensazionalismi e facili colpi ad effetto. Un racconto che mira a far scoprire lo spessore di personaggi passati e presenti. Ampio spazio ad immagini di repertorio che sottolineano un’epoca, un periodo. Una colonna sonora realizzata con un’ampia gamma di canzoni testimoni di quegli anni. Una fotografia cinematografica, non televisiva.

Regia
Marino Bronzino, Claudio Zucchellini
Sceneggiatura
Montaggio
Marino Bronzino, Eugenio Sciola
Scenografia
Interpreti
Alberto Papuzzi, Alessandro Perissinotto, Mauro Vallinotto, Gianpaolo Zancan, Claudio Zucchellini
Direttore di produzione
Produzione
BroZuc Production
Ultimo aggiornamento: 01 Febbraio 2019