Un documentario girato nella Cavallerizza Reale, nel centro della città di Torino. La comunità creativa di cavallerizza irreale (CCCI), formata da oltre 100 artisti, opera in uno spazio autogestito, un complesso di palazzi storici patrimonio UNESCO dal 1997, occupato dal 2014 per impedirne la vendita. Il Collettivo Creativo ha trasformato lo spazio abbandonato in un esperimento sociale: un centro d'arte, che propone la cura del bene comune come tema principale della comunità artistica vivente. Durante l’occupazione in cavallerizza, si genera una situazione che fa tabula rasa delle condizioni sociali precedenti dell’improbabile gruppo di artisti che animano gli spazi; lasciando loro la libertà di una organizzazione nuova, accompagnata dai rischi e dalla fragilità che essa comporta. Filmando la quotidianità della vita di Cavallerizza in tre anni, il film racconta con uno sguardo visionario un coinvolgente processo ri-evolutivo che rompe i confini tra arte, politica e vita. I grandi racconti del mondo sono sepolti da decenni. Resta, come un quadro appeso al muro di una casa crollata dopo un terremoto qualche regola di buon senso, un pò di solidarietà e un richiamo alla ragionevolezza. L’intento del film sarà esplorare le armi che l’arte può fornire contro la narrazione della crisi, ed il film stesso, oltre che un documentario su uno specifico fenomeno di riqualificazione urbana, sarà un tank, un cingolato che parte alla carica contro un racconto della vita che sospende il legame delle nuove generazioni con la società. L’esperienza di vita diretta all’interno del progetto di Cavallerizza ci permette di raccontare la quotidianità di una comunità di persone, improbabile per commistione di età, estrazione ed inserimento sociale che si trovano a convivere fianco a fianco in una trincea ideale contro la crisi. Il film getta su questa piccola parte di umanità accomunata dal credere che oggi fare arte possa essere un atto rivoluzionario, uno sguardo privo di preconcetti ed aperto all’ironia, all’equivoco ed al bizzarro delle situazioni che nascono. Il movimento del racconto tenderà a staccarsi gradualmente dal registro realistico, lasciando fluttuare il punto di vista sul racconto della fondazione di questa città temporanea, di questa nave dei folli, che immaginiamo essere l’esperienza di cavallerizza. Pur affondando le radici nel reale il film accetta di farsi esso stesso un battito d’ali, che si stacca dalla quotidianità per allucinare un immaginario, per sparare la propria palla di cannone raccontando la vita attraverso il coraggio dell’arte. Lo stile visivo, la particolarità della storia e l’approccio con cui verrà trattata e messa in scena in termini di narrazione ci permetterà di raggiungere un audience eterogeneo e raccontare un aspetto della realtà artistica contemporanea. L’idea è quella di portare la narrazione oltre il cinema passando dai festival d’arte contemporanea.
Un documentario girato nella Cavallerizza Reale, nel centro della città di Torino. La comunità creativa di Cavallerizza Irreale (CCCI), formata da oltre 100 artisti, opera in uno spazio autogestito, un complesso di palazzi storici patrimonio UNESCO dal 1997, occupato dal 2014 per impedirne la vendita.
Il Collettivo Creativo ha trasformato lo spazio abbandonato in un esperimento sociale: un centro d'arte, che propone la cura del bene comune, come tema principale della comunità artistica vivente.
Durante l'occupazione in Cavallerizza, si genera una situazione che fa tabula rasa delle condizioni sociali precedenti dell'improbabile gruppo di artisti che animano gli spazi; lasciando loro la libertà di un'organizzazione nuova, accompagnata dai rischi e dalla fragilità che essa comporta. Filmando la quotidianità della vita di Cavallerizza in tre anni, il film racconta, con uno sguardo visionario, un coinvolgente processo ri-evolutivo, che rompe i confini tra arte, politica e vita.