Un anno di attesa per il permesso di soggiorno narrato da 5 personaggi, fino allo smantellamento del campo. La vita quotidiana del campo, le dinamiche personali, riflessioni sulla propria condizione, dialoghi sull'Europa e lo status dei rifugiati. Una famiglia siriana, scappata dalla guerra, si impegna nel mantenere la propria dignità cercando di creare una normalità per i propri figli, nonostante la difficoltà di vivere in un campo profughi. Omar è stato torturato in Pakistan perché appartenente a una minoranza etnica perseguitata dai Talebani, il suo permesso è già stato rifiutato una volta perché il Pakistan non è un paese in guerra. Lui non perde la speranza e con spirito positivo affronta tutte le avversità che la vita gli pone davanti. Elias era cristiano ma ha perso la fede, in Iran faceva il medico e scriveva poesie scomode per il governo, per questo è scappato. Nel campo continua a scrivere poesie.  Abu Salim non ha più un paese dove tornare: palestinese cresciuto in Siria, la guerra continua a perseguitarlo. Jack si tiene in forza, é giovane e il corpo glielo permette. Un ragazzo acculturato che vuole capire la situazione senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà.

Quanto dura una giornata per chi non sa quanto dovrà aspettare?  La condizione di attesa vissuta dai migranti nei campi rifugiati diviene territorio di esplorazione per una riflessione sulla relazione tempo-essere umano. L'attesa come vuoto esistenziale e condizione universale, viene amplificata dalla situazioni di stasi che vivono i personaggi. Piccoli gesti quotidiani e ritualità delle giornate ci portano nell'intimità dei personaggi, osservando diversità e caratteristiche di ognuno. Il ritmo della vita nel campo e il tempo del film ci mette nella condizione di condividere l' incertezza dell'attesa. Il campo è un non-luogo, all'interno del quale le persone cercano faticosamente di ricrearsi una vita, ma la natura stessa dello spazio rende questo tentativo impossibile. I personaggi appaiono come sospesi in un limbo, dove è impossibile determinare il proprio futuro, che dipende invece da un meccanismo burocratico difficilmente comprensibile. Il campo produce un'alchimia di suoni e rumori, una moltitudine di persone che convive in uno spazio ristretto crea una polifonia di realtà. Lingue e musiche diverse si intrecciano in una multiculturalità sonora e visiva.

Regia
Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli
Produzione
con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund - produzione dicembre 2017
Contatti
Rossofuoco (Davide Ferrario)
Ultimo aggiornamento: 05 Febbraio 2019