“Anna Magnani è la più grande attrice che abbia mai visto”
Bette Davis
“Il viso di Anna Magnani è quello della realtà invincibile, è la bellezza così profonda che sembra unire la sofferenza e l’estasi”
Tennessee Williams
“E’ una forza della natura. Non so se sia un’attrice o no, questo non posso giudicarlo. Ma in ogni caso la cosa più importante sullo schermo è la forza della natura, che è più importante che l’attrice”
Marlene Dietrich
“Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani sotto le ciocche disordinatamente assolute, rinnova nelle disperate panoramiche, e nelle occhiate vive e mutesi addensa il senso della tragedia. È lì che si dissolve e mutila il presente, e assorda il canto degli aedi”
Pier Paolo Pasolini
“La Magnani è la quintessenza dell’Italia, una personificazione assoluta del teatro, il vero, con le scenografie di carta pesta, le lampade che fumano, gli ornamenti d’oro scoloriti”
Jean Renoir
Un ritratto intimo della grandissima attrice italiana, emblema del neo-realismo e icona del cinema mondiale: la corsa di Anna interrotta dagli spari dei nazisti in Roma Città aperta, porta alla ribalta del mondo intero le lacerazioni della guerra e diventa il simbolo di una nuova idea di cinema che scende in strada per raccontare il reale. Anna è unica, rivoluziona la rappresentazione della donna al cinema, incarnando un modello femminile diverso da tutte le dive che l’hanno preceduta e da quelle che verranno. È icona dell’italianità e della donna vera, in opposizione a quelle finte modellate sul desiderio maschile. Attraverso la sua immensa capacità attoriale “la Magnani” dà corpo al realismo delle passioni e dei sentimenti, ispirando i grandi registi del cinema europeo e americano: Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Jean Renoir, Sidney Lumet, Daniel Mann, George Cukor, Stanley Kramer. Hollywood, che le conferisce l’Oscar nel 1956 (l’unica attrice italiana ad averlo vinto con un film girato in lingua inglese fino ad oggi), tenterà invano di chiuderla nuovamente in uno stereotipo che non si addice alla sua esuberante e vulcanica personalità. Donna libera, madre single, profondamente legata a Roma e alla “romanità”, Anna vive con pericolosa e vitale intensità le amicizie, gli amori, le passioni, portandoli nella sua arte, incarnando uno stile unico per originalità e straordinaria modernità.
Nel film l’autore dialoga con l’attrice in una conversazione immaginaria che ci guida attraverso le sue interpretazioni cinematografiche, le sue interviste, le testimonianze dei grandi personaggi che hanno incrociato la sua carriera e i ricordi del figlio Luca. Basato sull’utilizzo creativo di materiali d’archivio (tra cui alcuni provenienti dall’archivio di famiglia) il film contiene un’intervista audio inedita fatta all’attrice dalla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci.
Mi ritengo molto fortunato per aver avuto l’opportunità di raccontare Anna Magnani in un film. Il percorso per realizzarlo è stato lungo, più di due anni. Il punto di partenza è stato la Magnani icona del Neorealismo: nel 2011 avevo realizzato un documentario sui 150 anni dell’Italia unita e la sequenza della morte di Pina in Roma città aperta era stato uno degli archivi irrinunciabili, che ha continuato a darmi i brividi anche dopo averla vista cadere centinaia di volte. Volevo capire la grandezza della Magnani come attrice e l’ho fatto innanzi tutto immergendomi nella visione dei suoi film ed esplorando una domanda di base che molti si sono posti su di lei: è stata una forza della natura o una grande attrice? La risposta l’ho trovata nelle dichiarazioni di chi ha lavorato con la Magnani, come Franco Zeffirelli che dice che “riesce nel miracolo raro di professionalizzare la realtà”, e soprattutto nelle sue parole, quando si definisce “un’attrice-artista, quando il personaggio coincide talmente con quello che ho dentro – perché tutte noi abbiamo migliaia di donne dentro, mica una sola – e mi si lascia buttarlo fuori”. In Anna Magnani, più che per altri grandi attori, la vita personale si interseca e si confonde con quella rappresentata sullo schermo, per questo la mia scelta di scene di film da utilizzare nel documentario è stata guidata dal rappresentare questo corto circuito.
Nel percorso di ricerca sugli archivi da fonti sia italiane che internazionali mi sono avvicinato ad Anna in quanto artista e poi come persona. Decisivo in questo senso è stato l’aiuto di Luca Magnani, che mi ha concesso l’opportunità di passare delle giornate con le sue lettere, foto, articoli, sceneggiature annotate, districandomi nell’enorme quantità grazie alla guida preziosa della sua biografa Matilde Hochkofler. È così che ho scoperto Anna come persona, per arrivare a un ritratto che credo si possa definire intimo. Per questo motivo ho scelto di scrivere il testo della voce narrante in seconda persona, rivolgendomi direttamente ad Anna. Uno dei materiali più importanti per avvicinarsi al suo punto di vista è inedito, un’intervista realizzata dalla giornalista Oriana Fallaci. È stata una mia scoperta, tanto inaspettata quanto casuale e bizzarra. Durante le ricerche per il film mi sono imbattuto in una foto di Anna Magnani e Oriana Fallaci, dove ho notato la presenza di un registratore a bobina e ho pensato che la conversazione potesse essere stata registrata. Ho saputo dell’esistenza di un Fondo Fallaci, presso la Biblioteca del Consiglio Regionale della Toscana, e li ho contattati. Mi hanno risposto molto gentilmente, ma all’epoca stavano ancora riordinando i materiali e non sapevano rispondermi. Mesi dopo li ho ricontattati ed è arrivata la buona notizia: la bobina c’era ed è stata riversata, diventando uno dei materiali inediti più preziosi. Più tardi, pensando di utilizzare la foto nel montaggio, ho scoperto che in realtà quell’immagine non esisteva... era un foto-montaggio. È così che ho trovato quello che cercavo seguendo una falsa pista.