Tutto comincia con una promessa...
Siamo nel Nord Italia, una anziana donna, di più di ottant’anni anni, claudicante ed imprecisa nei movimenti, si reca al voto per la prima volta nella sua vita...
È il 1946.
Finalmente può esprimere il suo voto, come tantissime altre donne italiane.
Dal padre le era stato impedito lo studio, il saper leggere e scrivere. Ma sua madre, di nascosto, le regalò un abbecedario, facendosi strappare la promessa che avrebbe studiato non solo per se stessa ma anche per lei.
Li, l’inizio di un percorso di consapevolezza che la guiderà fino a uno dei suoi ultimi gesti: inserire la sua scheda in un urna elettorale.
Jaques Derrida definì il cinema un’arte fantasmatica, perché, in grado di riportare in vita immagini svanite. La Settima Arte si è variamente occupato di mettere in scena la Storia, facendo sì che lo spettatore potesse identificarsi anche con personaggi di epoche molto distanti. Il nostro intento è realizzare un racconto intimo e popolare, un “historical drama” (“Downton Abbey”, “The Crown”), che narri il cambio epocale e traumatico da Monarchia a Repubblica, attraverso gli occhi modesti e “bassi” di una vecchia donna, testimone già del tramonto di molti mondi, in tempo, però, per assistere anche a questo passaggio. Perché, come suggerisce la fine del film, la Storia non è mai in ritardo, ma un flusso che continua senza sosta. Una vicenda, la sua, privata e pubblica, che fa di Aida una specie di incarnazione del suo tempo; fin dal nome, con le sue eco Risorgimentali, già preso in prestito da Rino Gaetano per raccontarci di una donna riflesso dell’Italia intera.