In principio c’è il livido. Un ematoma blu sulla guancia sinistra.
La contusione ostentata dalla Madre di tutti noi che da secoli se ne sta seduta sulle pendici del Vesuvio, calmissima su un mare di magma. Con il suo livido e il suo dolore.
La Madonna dell’Arco.
Venerata dal popolo che la reclama parlandole in dialetto e dandole del tu, la Madonna dell’Arco è la star assoluta di un mito tutto italiano, un livido che da secoli genera isteria, rotolamenti e convulsioni, scene di folle in delirio: un “rave party” dei poveri e dei sofferenti che in questo livido si riconoscono e che a lui chiedono la grazia.
Intorno a questa contusione si articola il ritratto di un paese in piena sofferenza, incapace di rimarginare le proprie ferite, e si penetra lentamente nell’anatomia scomposta di un’Italia che continua ad affondare sotto gli occhi di tutti aspettando da sempre un miracolo.
Al centro della storia cinque personaggi che probabilmente non s’incontreranno mai (o si sfioreranno appena).

Immagino questo film come una soap opera senza copione e senza story bord di partenza, dove lasciando spazio all’improvvisazione della vita vera, i personaggi finiscono per trovare da soli la rotta. Se ha l’impianto di una commedia, perché a Napoli non si puoÌ€ sfuggire al genere, eÌ€ con la freddezza del cinema danese che desidero abbordare il soggetto.
De Filippo diventa il mio punto di riferimento, l’oscillazione continua tra veglia e sonno, realtaÌ€ incarnata nelle nostre aspirazioni piuÌ€ intime. 
Se poi riuscissi a portare un po’ di Chekhov nei dialoghi sospesi e nei silenzi, i miei sogni nel cassetto sarebbero definitivamente esauditi.
Protagonista assoluta eÌ€ La Vergine dell’Arco, con il suo livido e il suo dolore: lei fa da filo conduttore al film, appare e scompare diventando simbolo o presenza magmatica secondo le esigenze. Gli altri sono comparse con aspirazioni da protagonisti e il ruolo principale se lo meritano tutti: rappresentano a pieno titolole sfaccettature di un paese intero che in quella cittaÌ€ si rispecchia.
Ogni personaggio è metafora, ogni vita è un tassello del puzzle.

Regia
Alessandra Celesia
Soggetto
Alessandra Celesia
Sceneggiatura
Alessandra Celesia
Fotografia
François Chambe
Montaggio
Adrien Faucheux e Giorgio Mari La Bottega
Musica originale
Mix La Bottega
Suono
Yolande Decarsin
Aiuto regia
Filippo Meneghetti
Interpreti
Fabiana Matarese, Giusy Orbinato, Sue Song
Direttore di produzione
Antonietta Bruni
Produzione esecutiva
Alessandro Borrelli
Produttore
Alessandro Borrelli
Co-produttore
Michel David di Zeugma film
Produzione
con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - produzione dicembre 2016)
Contatti
Antonietta Bruni (La Sarraz Pictures)
Ultimo aggiornamento: 03 Ottobre 2017