Questa è la storia di una rivoluzione. Una rivoluzione lenta. Slow. Come una lumaca. Una rivoluzione che va avanti da 25 anni e ancora non dà cenno di volersi fermare. E che ha un suo lìder maximo, che si chiama Carlo Petrini, detto Carlìn. L’inventore di Slow Food e di Terra Madre.

Nell’1986 in Italia, Carlìn fonda l’associazione gastronomica ArciGola, e tre anni dopo lancia a Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce come Resistenza al fast food. Senza mai lasciare Bra, la sua cittadina di 27mila abitanti, Petrini crea un movimento che oggi esiste in 150 paesi, e che trasforma per sempre la gastronomia.

Slow Food Story
è la storia di un gruppo di amici di provincia: una storia di bischerate, di passioni politiche, di ristoranti, di riti contadini riesumati, di vino e di viaggi, di scommesse vinte o perse ma vissute sempre con la stessa inaffondabile, burbera, ironia.

Una storia che ci dimostra come anche le più importanti avventure culturali possono nascere da un approccio divertito alla vita.

Non volevo fare una fotografia del fenomeno Slow Food per come è oggi. Volevo raccontare una storia. Slow Food Story, appunto. Intanto perché questa è anche un po’ storia del mio paese, Bra, per come l’ho conosciuto io: da piccolo negli anni ’70 e poi via via crescendo. E poi perché la storia di Slow Food è una storia di famiglia, per me, dal momento che lavorano o hanno lavorato per la chiocciola molti dei Sardo. Sapevo di avere la possibilità di raccontarla dall’interno, questa storia qua, senza trascurare i dettagli che ad altri potevano sembrare secondari, vincendo la reticenza della provincia piemontese. Ho raccolto le testimonianze dei vecchi amici di Petrini che hanno condiviso con lui le esperienze precedenti a Slow Food, attraversando lo stesso percorso, dalla politica al cibo e poi di nuovo alla politica attraverso il cibo. Ci sono le loro voci, nel documentario, e ci sono vecchie foto, là dove i materiali di repertorio non offrivano immagini in movimento. Poi man mano che Slow Food si afferma e il repertorio diventa prima ricco, poi ricchissimo, abbiamo potuto attingere a ciò che ci sembrava più efficace, privilegiando sempre il nostro girato originale. La vita di Slow Food – mi è stato chiaro da subito – era la vita di Petrini: in lui non c’è distanza tra privato e pubblico, Slow Food è tutta la sua vita. Il nostro film è la biografia di un leader rivoluzionario, interamente votato alla sua causa, a scapito del suo privato e della sua salute. Solo che, a differenza delle altre, la sua rivoluzione è non violenta, e nasce all’insegna del ‘diritto al piacere’. Petrini ha capito prima degli altri che sul cibo si giocava una delle partite decisive del nostro tempo, e ha battuto su quel chiodo fino a che la gente non si è fatta richiamare dall’eco di quei colpi. Una storia che è mi è piaciuto raccontare perché dimostra come anche le più importanti e serie avventure culturali possono nascere da un approccio divertito, ironico e godereccio all’esistenza, e che fa capire come per essere seri non sia necessario essere seriosi. Perciò ho cercato di rendere il film mosso, informale, poco ingessato: nel ritmo del montaggio, nell’uso di materiali di qualità e origini diverse (foto, repertori, animazioni), nelle atmosfere delle musiche originali e nella scelta del narratore, Azio Citi, il miglior amico di Petrini: un piccolo uomo dalla personalità debordante. Speriamo di aver restituito con il film l’irruenza ineducata e intellettualmente contagiosa del Carlìnpensiero. E di essere riusciti a far intravedere allo spettatore, sullo sfondo della nostra storia, quella che è la big picture del cibo mondiale, ovvero le dinamiche globali dell’agroalimentare e i temi gastronomici più scottanti dei 60 anni coperti dall’arco temporale della storia. Il cibo – un po’ anche grazie a Slow Food – è diventato uno dei grandi temi della politica globale del pianeta. Non solo nell’accezione partenalistica dei più ricchi che sfamano i poveri, ma come oggetto di dibattito culturale, di scontro politico, di visione del mondo e dell’ambiente. Come ciò sia accaduto, è materia, a un livello più profondo e meno dichiarato, di questo nostro piccolo film.

Stefano Sardo

Regia
Stefano Sardo
Soggetto
Stefano Sardo
Sceneggiatura
Stefano Sardo
Fotografia
Giovanni Giommi
Montaggio
Stefano Cravero (Flylab Creative Media)
Musica originale
Valerio Vigliar
Altri credits
Séverine Petit (Ricerca e documentazione), Lara Lucchetta ((Delegato di produzione)
Direttore di produzione
Séverine Petit
Produzione esecutiva
Ines Vasiljevic
Produttore
Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori
Produzione
Bracinetica Associazione culturale (Bra, CN) / Indigo Film / Tico Film
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività culturali - Direzione Generale per il Cinema, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund - Fondo regionale per il documentario - sviluppo aprile 2007 - produzione dicembre 2010). Con il sostegno di Piano MEDIA della Comunità Europea, con Bord Scannán na hÉireann/the Irish Film Board, in associazione con Element Pictures
Distribuzione
Slow Food Italia
Vendite internazionali
Autlook Filmsales - Peter Jager
Premi e festival

in uscita nelle sale giovedì 30 maggio 2013

(in sviluppo) Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo

Contatti
Indigo Film (Elisabetta Pieretto)
Ultimo aggiornamento: 10 Marzo 2015