"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella
terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”
Cesare Pavese (La luna e i falò)
L'estate in un piccolo paese ai piedi delle montagne. Due ragazzini vagano tra strade deserte, campagne assolate e capannoni industriali dismessi, apparentemente senza meta, mossi dalla volontà di sfuggire la noia attraverso la scoperta e la fantasia, la ricerca dell'avventura. Un'estate senza inizio e senza fine, in cui il loro viaggio, affrontato nell'affascinante periodo di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, vuole essere il ritratto di un'età e di un territorio. I luoghi dell'infanzia del regista ripercorsi e reinterpretati: quella natura amorfa, trasformata in periferia industriale, odiata e ritrovata molti anni dopo, diventa spazio filmico fuori dal tempo. I due protagonisti sono il filtro con cui l'autore riscopre la terra in cui è cresciuto, e la restituisce allo spettatore attraverso il corpo e la fantasia dei due ragazzi, in un continuo scambio tra reale e immaginato, presente e passato, quotidianità e mito.
Perché "I cormorani"
I cormorani sono una specie di uccelli che negli ultimi anni si è insediata nella valle del torrente Orco. Questi volatili vivono e cacciano normalmente in gruppi numerosi, ma in queste zone è usuale incontrarli in piccoli gruppi di due o tre elementi. Un animale fuori dal suo habitat naturale (i cormorani presenti in Italia provengono dalle colonie della Danimarca) che sta ancora ricercando i suoi spazi e le zone di pesca: un animale molto schivo e diffidente, sgraziato nei movimenti ma altrettanto abile ad adattarsi ai cambi dello spazio in cui vive.
“I cormorani” sono i due adolescenti protagonisti del film, in continuo adattamento nel rapporto con il mondo che li circonda, con il loro corpo che sta cambiando e alla ricerca di un'autonomia e di uno spazio da far proprio, da colonizzare.