Il film narra la storia di Liesel Gorges scampata all'Olocausto con una roccambolesca fuga per mezza Europa durata 7 anni e terminata tra le montagne Cuneesi, a Rittana, protetta dalla popolazione locale.
70 anni dopo Liesel è tornata a scoprire quella piccola frazione di contadini di montagna che l'hanno salvata e da lì è nato il film che ripercorre il suo esodo.
La storia di Isel è la storia di un esodo. In fuga per 7 anni Isel trova rifugio con la famiglia in un piccolo paese di montagna in Valle Stura dove vi rimane per quasi due anni.
A distanza di 70 anni Isel torna in quel luogo insieme a tutta la famiglia.
L’aver girato quelle immagini straordinarie, l’aver colto quell’attimo della sua vita ci permette di avere a disposizione del materiale unico, un documento storico di grande valore perché racconta la scelta di una donna di 87 anni che decide di affrontare un viaggio nei luoghi del suo passato con figli e nipoti per fermare la memoria, per cristallizzarla in un insieme di ricordi e di emozioni per lei e per tutta la sua famiglia. La storia di Isel mi ha colpito perché la trovo molto umana. Umana nel senso di universale perché parla del rapporto di una donna con il proprio passato doloroso. E può insegnare a tutti qualcosa.
Credo che la storia di Isel vada raccontata anche perché essa non si riferisce solo al suo passato, ma parla anche del futuro della sua memoria attraverso un passaggio di testimone alle generazioni future. Credo che la storia di Isel vada raccontata perché si inserisce sullo sfondo di una delle pagine più buie e indimenticabili della storia dell’uomo e la sua umanità e la sua gratitudine bene contrastano con la ferocia dell’olocausto regalando in questo buio storico un racconto di solidarietà e di gratitudine e un esempio di come si possa ancora trovare un aspetto positivo in un passato così doloroso.