Ciclo di cinque film tv, di cui tre girati in Piemonte.
Una Ferrari per due, regia di Fabrizio Costa.
Essere licenziati è terribile. Essere licenziati a cinquant’anni è spaventoso. Essere licenziati a cinquant’anni con un’ex moglie e – soprattutto – una figlia da mantenere può far perdere la testa. A quel punto decidere di non dire nulla a nessuno è una reazione umana. Ma le bugie non sono fatte per durare in eterno.
Marcello ha quasi cinquant’anni, da più di 2 è stato fatto fuori da un’importante società di cui era Direttore Marketing. Andrea De Lazzaro, l’uomo che lo ha licenziato senza neanche volerlo incontrare, sulla carta lo aveva ritenuto “troppo vecchio”. Marcello del suo disastro non ha detto nulla a nessuno, e ha dato fondo ai suoi risparmi per continuare a mantenere la figlia in un collegio esclusivo. E soprattutto per mantenersi, ai suoi occhi, l’operoso e generoso padre manager di sempre.
Ma tutto cambia il giorno in cui, sul ciglio della strada, Marcello fa l’autostop per raggiungere la casa dell’ex moglie nella campagna lucchese. Come poteva prevedere che a dargli un passaggio su una Ferrari fosse proprio Andrea De Lazzaro, l’uomo che l’ha rovinato?
Ignari l’uno dell’identità dell’altro, al chiuso di una meravigliosa macchina, lanciata dolcemente tra Torino e Lucca, lungo alcune delle strade più belle del mondo, Marcello e Andrea sono costretti dalle circostanze a scambiarsi i ruoli: Marcello diventa il manager e Andrea il disoccupato; in un rovesciamento di prospettive e pregiudizi pieno di sorprese.
Un marito di troppo, regia di Luca Ribuoli.
Alessia è una giovane donna nata e cresciuta in un quartiere popolare e periferico di Torino.
Per diventare quella che è oggi, un’incantevole, formidabile produttrice musicale, negli anni ha lavorato molto su di sé: si è trasferita a Milano, ha migliorato il suo vocabolario, ha cambiato stilisti di riferimento e soprattutto ha mentito senza pudore sul suo passato e sulle sue umili origini.
Quando, a 32 anni, viene nominata Direttore editoriale di una patinata etichetta musicale e l’affascinante avvocato Tancredi della Seta, rampollo di una famiglia milanese molto in vista, le chiede di sposarlo, Alessia crede di aver realizzato tutti i suoi sogni.
Ma il passato che lei ha tentato di cancellare torna a scompaginare il presente.
La Tempesta, regia di Fabrizio Costa.
Aldo Del Serio è sparito. Era in vacanza ai tropici con la moglie e c’è stato uno tsunami. Nessuno riesce a mettersi in contatto con lui, e la situazione è grave: la sua azienda di ceramiche di eccellenza è rimasta senza guida e ha un bambino bielorusso appena adottato – Natoli – da accogliere all’aeroporto.
Bisogna trovare qualcuno che lo sostituisca, e si pensa subito ad uno di famiglia. Ma c’è solo il fratello Paolo, uno sfaccendato bambinone che si spaccia per fotografo per rimorchiare le modelle. Bisogna trasformarlo in un padre/manager prima che il bambino, i servizi sociali e il mercato della ceramica si accorgano che non lo è.
Per fortuna c’è Manuela, operaia in azienda, mix di affidabilità, buoni principi, bellezza popolana e intransigenza: è la vicina di casa di Paolo. Lo odia – lui sciupafemmine nullafacente, lei sognatrice operosa – ma adora, ricambiata, il bambino.
Sta ai due superare le granitiche, reciproche diffidenze per il bene del bambino e per tenere a galla la fabbrica in attesa del ritorno di Aldo. La vita in azienda però è dura. Sono tempi di crisi: niente credito, meno ordini, più tasse. I bilanci sono in rosso: per salvare l’azienda bisogna licenziare parte degli operai, e Manuela è tra questi.
E’ il momento per Paolo di diventare uomo.