Un bacio. Una stretta di mano. Un semplice abbraccio. Sappiamo tutti che basta poco per essere infettati da un virus. Ma questa volta non è un virus qualunque. È il morbo di Gerber, una nuova patologia che ha tutta l’aria di non essere la solita influenza. Una troupe televisiva decide di girare un documentario per cercare di capire meglio di cosa si tratti. Attraverso la testimonianza di tre persone che hanno a che fare con la malattia per motivi differenti (un medico, una ragazza che è stata contagiata, un giovane addetto alla sicurezza), viene a galla una verità molto più agghiacciante di quanto vogliano far credere le autorità. Perché il morbo di Gerber è già tra di noi. Ed è molto, molto contagioso...

Negli ultimi anni il numero di film del genere “finto documentario” (o mockumentary in inglese) è cresciuto a dismisura. Il punto in comune tra i film che fanno parte della nuova tendenza nell’ambito del cinema horror è quello di presentare al pubblico una sorta di “girato” grezzo, ritrovato e trasmesso così com’è, con un montaggio “invisibile” spesso senza colonna sonora e con un sound design subliminale.
Quando si è iniziato a parlare di The Gerber Syndrome con la Indastria Film, ci siamo subito trovati d’accordo nel voler infrangere le regole dettate dal genere.
L’obiettivo è quindi diventato realizzare un vero documentario, come lo si potrebbe vedere su Discovery o History Channel; abbandonare il format e l’immagine cinematografica e puntare su quella televisiva, non cercare una recitazione virtuosa ma puntare sull’assoluto realismo, al punto che alcuni dei personaggi principali, come Luigi, sono stati interpretati da persone comuni che non avevano mai recitato prima d’ora.
L’argomento è quantomai attuale: la paura (e spesso la paranoia) legate all’epidemia di nuove e inquietanti malattie, il terrorismo psicologico alimentato dai media e dai governi, l’inadeguatezza delle informazioni e del modo in cui vengono divulgate da parte degli organismi sanitari internazionali.
Trovare gli elementi necessari a creare la storia non è stato difficile; è stato sufficiente leggere un po’ di articoli di giornale.
Perché ogni elemento della storia risultasse il più credibile possibile mi sono confrontato con un medico e una virologa che mi hanno offerto una consulenza scientifica; con il loro aiuto, ho capito che spesso la realtà delle cose è decisamente più inquietante di molti film dell’orrore. Ci tengo a sottolineare che anche se la storia nel suo complesso è inventata, la maggior parte degli elementi che la compongono sono del tutto reali.
Maxì Dejoie.

Fotografia
Stefano Rogliatti
Costumi
Cristina Borgogna
Musica originale
Enrico Ascoli
Suono
Andrea De Leonardis (suono in presa diretta)
Operatore
Renato de Gaetano
Effetti speciali
Donato Sansone (effetti visivi), Laboratorio Michele Guaschino (effetti speciali)
Truccatori e parrucchieri
Casting
Ettore Scarpa
Altri credits

Junior Lucano e Alessandro Mattiolo (direzione della fotografia II unità).

Interpreti

Valentina Bartolo (Melissa), Sax Nicosia (Dottor Ricardi), Luigi Piluso (Luigi), Pia Lanciotti (Virginia), Beppe Rosso (Francesco), Nicola Marchitiello (Karl), Federico Tolardo (Yuri).

Direttore di produzione
Produttore
Claudio Bronzo, Lorenzo Lotti
Co-produttore
Michel Dejoie per M&N Yacht Consultant
Produzione
con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte
Ultimo aggiornamento: 03 Ottobre 2023