Photo: Alberto Airola
Nel panorama degli ordini monastici non esistono altri esempi nei quali la gestione del bosco, custode del silenzio nel quale nasce e vive la virtù e vissuto come deserto ascetico, è parte integrante delle disposizioni e della costituzione dell’ordine stesso. I monaci benedettini camaldolesi per secoli sono stati autori del paesaggio e degli equilibri ecologici attualmente gestiti dal Corpo Forestale dello Stato Italiano, praticando uno sviluppo socio-economico locale sostenibile e innescando un welfare condiviso con le popolazioni rurali locali. Oggi, grazie all’accordo fra il Collegium Scriptorium Fontis Avellanae e INEA, avremo presto on line il loro Codice Forestale, che é parte integrante di una proposta di candidatura UNESCO. Il materiale storico e archivistico di interesse forestale e agricolo appartenente all’Ordine è in fase di censimento.
La Comunità Monastica Camaldolese compirà nel 2012 mille anni di fondazione, anni nei quali l’uomo ha dimostrato più volte di poter distruggere equilibri secolari. I monaci di Camaldoli sostengono da sempre che l’uomo è capace, se lo vuole, di fare il contrario: la responsabilità ambientale di tutti gli abitanti della terra risiede nel sapere cogliere la sfida del presente e del futuro, lasciando alle generazioni future una terra in uno stato di salute, almeno, come l’hanno trovata. I mille anni di Camaldoli sono mille anni di cura, rispetto e tutela dell’ambiente, con la consapevolezza di rappresentare solo una parte delle creature che popolano questa terra e come tali di dover fare, con responsabilità, la propria parte.
Ci ha incuriosito immediatamente il progetto di digitalizzazione Codice forestale camaldolese: le radici della sostenibilità, a cura di INEA.
La nostra curiosità è stata catturata non solo dalla possibilità di leggere i contenuti del Codice in Internet, ma di capire come i monaci Camaldolesi siano riusciti, nei fatti, ad anticipare di 500 anni i principi di gestione sostenibile delle risorse naturali; concetti oggi fondamentali e ripresi nelle politiche internazionali, comunitarie e nazionali per la salvaguardia dell’ambiente.
Questo ci ha permesso così di conoscere un nuovo modo di rapportarsi alla natura, che non sia solo quello di fare una passeggiata, la domenica, nei boschi; ma di riscoprire i valori che hanno definito l’origine del paesaggio e degli ecosistemi appenninici che oggi, con vincoli e normative specifiche vogliamo tutelare e proteggere, sia come beni ambientali di pregio che come patrimonio culturale per le generazioni future.