Il documentario si pone l'obiettivo di dar vita a un museo e, attraverso la descrizione delle opere d'arte e degli oggetti, ricostruire un mondo e un'epoca, dando vita, così, all'antico Egitto. Il Museo possiede quasi tutto per poter ricreare, oggi, una realtà: le statue dei Faraoni dell'Antico, del Medio e del Nuovo Regno, i papiri, le maschere funerarie, gli oggetti preziosi della vita quotidiana, gli utensili, le pitture e i disegni, gli dei che compongono il grande Pantheon. La descrizione-racconto del Museo deve essere integrato con riprese mirate, in Egitto, che consentono di restituire quel mondo. L'attuale configurazione del paesaggio egiziano con il fiume, le rive, i piccoli villaggi, la vegetazione, gli animali, le barche, i lavori che si svolgono nell'immediato retroterra, le meravigliose rovine dei templi, le tombe, offre la certezza di poter raggiungere l'obiettivo: con un racconto andata-ritorno tra Torino e il Nilo, che di volta in volta contestualizzi un "oggetto" nel suo luogo di ritrovamento, nel suo ambiente naturale.
Lo scopo del documentario di Gianni Barcelloni e Giorgio Montefoschi è duplice. Da un lato, è quello di rendere omaggio a un'istituzione così importante. Dall'altro, è quello di voler dimostrare, in linea con la politica del Ministero dei Beni Culturali a proposito dei musei italiani, come i musei americani ed europei, possono diventare luoghi nei quali non soltanto si ammirano le opere d'arte o le testimonianze del passato, ma anche luoghi attivi, produttivi da un punto di vista finanziario. Nell'ambito di tutte le "cose" che si possono fare per rendere un museo simile ad una vera e propria azienda che produce profitti che vanno al di là dei biglietti staccati dai visitatori, un DVD ad alta definizione che "racconta" il Museo potrebbe essere un elemento di rilievo. Si può aggiungere che, grazie a un eventuale accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, un documentario come questo potrebbe avere ampia fruibilità nelle scuole.