Milano si spaccia nell’immaginario mondiale come capitale della moda e del design. Milano è però anche il centro di una delle più consistenti comunità cinesi in Italia e in Europa, che può vantare cinque generazioni di immigrati, giù giù fino agli anni Venti. Da fare invidia a Parigi.
Eppure il 12 aprile 2007, a Milano, in pieno centro, in seguito a un diverbio tra tre vigili urbani e una donna cinese incinta, è scoppiata una vera e propria guerriglia urbana tra 300 cinesi e 20 gazzelle della polizia accorse in aiuto dei “ghisa”.
Come si è acceso questo astio tra milanesi e cinesi? E come è possibile indagarlo e raccontarlo? È poi così vero che la comunità cinese è chiusa e refrattaria?
Forse la gente si chiude perché non si cercano le chiavi giuste.
Ho vissuto in Cina, ho lavorato per alcuni anni alla mutua conoscenza culturale tra il mondo cinese e quello italiano, collaborando con diverse istituzioni. Poi mi sono dedicato al cinema documentario. Per anni ho tenuto divaricate queste passioni dell’animo: ma c’è un orologio in come le idee si affacciano alla mente e maturano, ed ora il progetto di girare un documentario sulla e per la comunità cinese mi si presenta come un’esigenza naturale.
Assistere alla disinformazione mediatica alla quale la comunità cinese in Italia è sottoposta è desolante.