Una telefonata dall’ospedale di una città lontana avverte Nanni che sua madre sta per essere dimessa, ma non è in grado di camminare e non c’è nessuno nelle vicinanze a cui possa essere affidata. Nanni cade dalle nuvole, non sapeva neppure che fosse ricoverata. Per lui quella donna è poco più di un’estranea. Una colpa lontana e misteriosa l’ha esclusa dalla sua vita, condannandolo a un’infanzia di solitudine e di buchi neri. Soltanto un felice matrimonio ha posto fine a quel doloroso periodo dal quale ora gli giunge un segnale inaspettato, con quella richiesta di aiuto.
Ma cos’era successo? Nanni conserva nella memoria pochi frammenti della sua primissima infanzia. Ricorda che la madre, durante la guerra, si incontrava con un ufficiale tedesco e che lui, bambino di tre anni e mezzo, veniva affidato a una vicina. Poi, la notte prima della Liberazione, era avvenuto qualcosa di terribile, di cui restano solo barlumi confusi.
Nanni, incoraggiato dalla moglie, parte per l’ospedale della città lontana. Sarà un viaggio grazie al quale, attraverso una serie di scoperte emozionanti, potrà ricomporre i tasselli mancanti della propria vita.
Tutto lo svolgimento del romanzo ha un carattere marcatamente visivo. Tutto quello che si racconta, si vede. I movimenti interiori dei personaggi sono espressi attraverso le azioni e i dialoghi. Oltre ai personaggi, un ruolo decisivo nella trama hanno i paesaggi, gli interni e gli esterni, sempre intimamente legati allo sviluppo della storia.
L’audience di riferimento è un pubblico trasversale, di tutte le fasce d’età. La storia tocca sentimenti profondi: il rapporto madre-figlio, il legame con la famiglia e la comunità, il rapporto uomo-donna, la ricerca di identità. Tutto ciò mentre si raccontano momenti – anche drammatici e controversi – della nostra storia collettiva, lungo un arco temporale che va dal 1940 ai nostri giorni, con uno sguardo riflessivo, privo di schematismi.