Salvatore Vivacqua - Totò per gli amici – sa bene che dove c’è un delitto c’è sempre una traccia, “una mollica”, che il colpevole si è lasciato dietro. Ma quando viene chiamato d’urgenza nella chiesa della Santissima Trinità, capisce subito che questa indagine gli darà del filo da torcere. Vicino al confessionale è stato rinvenuto il corpo martoriato di don Riccardo. Chi può aver massacrato con tanta ferocia un uomo anziano, che a detta di tutti viveva solo per aiutare gli altri? Davvero si è trattato del gesto di un folle come sostiene monsignor Acutis? Dopo una serie di interrogatori Vivacqua intuisce che quel delitto è solo il tassello di un mosaico molto più oscuro e complesso. Non a caso nelle stesse ore, il suo vice Sergio Santandrea, è alle prese con un secondo omicidio: una ricca musicista morta per soffocamento durante un gioco erotico finito male, o almeno così sembra. Due delitti a breve distanza negli ambienti più insospettabili della Torino bene. Per Vivacqua e la sua Squadra sarà una settimana di fuoco prima di scoprire che i due casi apparentemente distanti tra loro hanno un unico denominatore: il denaro.
Lo stile e le sequenze impiegate nel testo privilegiano il ritmo e il mantenimento della tensione. Per scelta il romanzo concede poco spazio alle divagazioni, a lunghi flussi di pensiero. La parte investigativa (il giallo) tiene quasi totalmente la scena. Le situazioni di “riposo” sono legate quasi esclusivamente all’ambiente familiare del protagonista (il commissario Salvatore Vivacqua). L’effetto finale è molto simile a una sceneggiatura. Si è facilitata l’immedesimazione tra storia/trama e lettore mediante una spiccata visualizzazione delle situazioni.
I punti di forza sono: personaggi, trama, dialoghi, ambiente.