Romanzo ispirato a una storia vera. Un giudice prende di mira un medico corretto e fa saltare per aria la sua vita. Sembra incredibile ma è successo veramente. Una vera e propria persecuzione di un uomo innocente. Due mondi che si scontrano: un magistrato col suo delirio di onnipotenza e la sua vittima casuale. Ma il prezzo altissimo dell’ingiustizia lo paga solo il protagonista incolpevole, perché il giudice in Italia non è perseguibile per i propri errori.
La storia è ambientata nel periodo attuale, perché la vicenda reale che ha ispirato il romanzo è di pochi anni fa. Il ritmo serrato dell’azione cattura già nella prima scena dove il medico ignaro viene buttato giù dal letto all’alba di un sabato mattina, subendo una lunga e prepotente perquisizione, senza nessuna spiegazione. Da lì il romanzo racconta passo passo lo sgretolarsi, sul piano umano e psicologico del medico, con il progredire dell’inchiesta giudiziaria. Allo stesso tempo il malcapitato, aiutato da una giornalista spregiudicata, si trascina in una sua personale indagine per cercare di scoprire cosa si nasconda l’origine dei suoi guai. Riesce a seguire qualche indizio, ma la sua vita continua a sgretolarsi perdendo, oltre la libertà, il lavoro, lo stipendio, e persino la famiglia.
La soluzione arriva troppo tardi e troppo lenta. Chiarirà tutti i punti oscuri, lasciando però sul campo solo brandelli della vita del medico, che non potrà essere più ricomposta.
Il testo sembra scritto per una sceneggiatura.
La storia si svolge quasi interamente nell’appartamento del medico, agli arresti domiciliari.
Lo sviluppo della storia si poggia molto sui dialoghi.
Il romanzo - giunto alla terza edizione - è adatto a un pubblico trasversale. Il tema centrale della malagiustizia è molto accattivante e ritorna ciclicamente d’attualità.
Il caso Palamara, la divisione delle carriere, i clamorosi errori giudiziari, attirano come una calamita l’interesse generale.
Anche la gogna mediatica è un tema appassionante, centrale nel romanzo. Celebrare i processi sui giornali, a suon di titoloni, anziché nelle aule di tribunale, è la purtroppo la norma, seppure sia indice di una giustizia deviata.
La frase che pronuncia il protagonista, inserita nella quarta di copertina, è particolarmente significativa: "La giustizia è spesso rappresentata da una bilancia; e adesso la vedo: in un piatto c’è il clamore che può mandare in orbita un giudice, e nell’altro c’è la pubblica gogna che distrugge un innocente. Non c’è equilibrio, non ci potrà essere".